L’incubo di 427mila bambini in Italia: assistere alle violenze in casa

VIOLENZA ASSISTITA. L’ incubo taciuto di 427 mila bambini in Italia costretti ad assistere inermi e terrorizzati ai maltrattamenti e violenze tra le mura domestiche.

Una donna su tre in Italia è rimasta vittima di violenza, in 400mila casi davanti ai propri figli: un grido di dolore e una richiesta d’aiuto che spesso parte proprio dai minori che sono stati costretti ad assistere alle angherie.

Violenza ripetuta, abusi e terrore è quanto traspare dallo sguardo impaurito dei figli hanno trovato la forza di chiedere aiuto. Racconti agghiaccianti, in più di qualche caso provenienti dalla famiglia ‘della porta accanto’, quella che non ti aspetteresti. Raccolti dagli operatori delle strutture protette di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini ed AIBC che ogni giorno ascoltano il grido di dolore di bambini terrorizzati accogliendoli e proteggendoli insieme alle loro mamme.

Un fenomeno inquietante e per lo più sommerso quello della violenza assistita – come viene definita quella a carico dei bambini costretti ad assistere ai maltrattamenti – che nel nostro Paese, purtroppo, riguarda 427 mila bambini costretti ad assistere inermi e terrorizzati ai maltrattamenti e violenze tra le mura domestiche.

Ecco perché AiBi – insieme ad AIBC – è da anni impegnata in un’opera di sensibilizzazione su un fenomeno ancora troppo poco conosciuto e, purtroppo, denunciato, garantendo, con il progettoFame di Mamma”, accoglienza di bambini vittime di violenza assistita insieme alle loro madri in strutture protette: due comunità mamma-bambino ‘Casa Caterina’ e ‘Casa Irene’, un appartamento disemi-autonomia ‘Aurora’ e  due appartamenti di alta autonomia ‘Gioia’ e ‘Il Bocciolo’: tutte strutture che accolgono in modo protetto mamme vittime di violenza con i loro bambini.

In Italia si stima che 427mila minori, in soli 5 anni, abbiano vissuto la violenza tra le mura domestiche nei confronti delle loro madri, nella quasi totalità dei casi compiute per mano dell’uomo. Sono 6,7 milioni le donne che hanno subito violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita (il 31,5% del totale) – una donna su tre – 1,4 milioni sono mamme vittime di violenza domestica.

Tra le donne che hanno subito una qualche forma di violenza più di una su dieci ha temuto per la propria vita o quella dei propri figli e più di una su tre è stata vittima di maltrattamenti anche durante la gravidanza. In quasi la metà (il 48,5 per cento) dei casi di violenza domestica i figli hanno assistito direttamente e nel 12,7 per cento dei casi le donne dichiarano che i propri bambini sono stati a loro volta vittime dirette dei soprusi per mano dei padri. Le sentenze definitive per maltrattamenti in famiglia sono più che raddoppiate negli ultimi 15 anni passando dalle 1320 nel 2000 alle 2.923 del 2016 e nella quasi totalità dei casi i condannati sono uomini di età compresa tra i 25 e i 54 anni, l’arco temporale nel quale solitamente si diventa padri.

Eppure oggi in Italia più di un terzo delle donne vittime di violenza vivono ancora con il partner e spesso non vedono possibili vie d’uscita, perché quasi sempre non sono indipendenti dal punto di vista economico. Quasi 550mila donne vittime di violenza domestica sono vittime silenti, che quasi mai denunciano o si rivolgono a medici e che nel 57% dei casi non considerano la violenza subita come un reato, ma solo come “qualcosa di sbagliato”.

Solo il 7 per cento si è mostrata molto consapevole del reato subito e ha attivato percorsi di uscita dalla violenza. E sono quasi sempre donne e madri che hanno riportato gravi ferite, o sono state minacciate con un’arma o picchiate durante la gravidanza.

In quasi la metà dei casi bambini e bambine hanno assistito direttamente ai maltrattamenti di cui, a volte, sono vittime essi stessi. Per i bambini assistere ad un atto di violenza nei confronti della propria mamma è come subirlo direttamente che – anche quando non lascia su di loro segni fisici evidenti – ha conseguenze devastanti: dai ritardi nello sviluppo fisico e cognitivo alla perdita di autostima, da ansia, sensi di colpa e depressione all’incapacità di socializzare con i propri coetanei. Bambini che, divenuti adulti nel tempo, più facilmente perpetueranno, a loro volta, simili atteggiamenti e azioni (nel 22% dei casi) per via delle pesanti conseguenze sul piano psicologico.

Una piaga, quella della “violenza assistita”, ancora poco conosciuta e per lo più sommersa, anche a causa della mancata consapevolezza, da parte degli adulti, della sua gravità e dell’impatto gravissimo sui figli.