Ecco le “priorità” italiane: scontri e dibattiti sulla stepchild adopion per 529 casi, mentre si dimentica un milione di orfani di genitori viventi

figli di divorziatiTanto rumore per (quasi) nulla da una parte, mentre dall’altra si preferisce voltarsi di spalle e non guardare. Ecco come la politica italiana sta affrontando la necessità dei minori ad avere una stabilità familiare. A fronte di poche centinaia di minori a cui è capitata la sorte di vivere in una coppia omosessuale, ce n’è quasi un altro milione ridotto a essere di fatto un popolo di orfani di genitori viventi.

Per i primi, stimati in non più di 550 casi attualmente esistenti in Italia, i politici, le tv e i giornali si stanno accapigliando da mesi. I sostenitori della stepchild adoption, prevista dal disegno di legge Cirinnà, affermano che essi “dovrebbero assolutamente poter essere adottati dal partner biologico per poter sperare in un futuro accettabile”. Lo stesso ddl propone una sorta di equiparazione tra le unioni civili, anche omosessuali, e il matrimonio. Ma quante saranno le coppie dello stesso sesso che hanno in casa il figlio biologico di uno dei due partner, il quale rimarrà orfano per la scomparsa del proprio genitore biologico? Ovvero a quanti gioverebbe davvero l’introduzione della stepchild adoption prevista dal ddl Cirinnà? A conti fatti, una ogni 2 anni. Ecco per che cosa si sta tanto discutendo: per una legge che verrà attuata sì e no 5 volte ogni 10 anni.

Così, mentre con tanta – evidentemente infondata – sollecitudine il Senato sta dibattendo su un provvedimento fondato solo su presupposti ideologici e non rispondenti ai reali bisogni del minore, ci si dimentica di quel popolo di orfani di genitori viventi.

È il caso innanzitutto dei 35mila minori fuori famiglia, di cui solo una metà è in affido familiare, mentre l’altra metà si trova divisa tra comunità educative e case famiglia.

E oltre a loro, vi è quella massa immensa di almeno 900mila “figli della separazione”, il cui destino non sembra attirare l’attenzione ormai da 10 anni. Ovvero dal 2006, quando entrò in vigore la legge sull’affido condiviso. Una serie di norme ormai decisamente da rivedere, perché i figli di separati sempre più spesso si trovano a vivere situazioni decisamente drammatiche. La più tipica è quella degli “orfani” di padre vivo a cui viene impedito di vedere il proprio genitore. Sono bambini che soffrono soprattutto del fatto che, anche dopo la separazione, la conflittualità familiare è così dirompente da risultare un pesante ostacolo educativo e da mettere addirittura a rischio l’incolumità personale.

Attualmente, solo il 2% dei figli di coppie separate, in Italia, passa lo stesso tempo con ciascun genitore. In Svezia sono 20 volte tanti e in Belgio 15. Il 90% di loro finisce dunque per perdere i contatti con uno dei genitori, divenendo, appunto, orfani di padri (in pochi casi madri) viventi.

I Paesi del Nord Europa hanno posto un freno a questo fenomeno. Si chiama affido bigenitoriale materialmente condiviso e abbatte la percentuale dei minori che perdono ogni relazione con un genitore al 15%. A fine 2015 il Consiglio d’Europa ha invitato gli Stati a introdurlo delle proprie legislazioni. Ma in Italia questo appello è rimasto inascoltato. Da queste parti, le direttive europee vengono accolte solo quando si parla di stepchild adoption e non quando al centro c’è  la pari responsabilità educativa tra padre e madre. Ci si concentra, e ci si scontra, solo per casi che definire sporadici sarebbe un eufemismo, mentre ci si dimentica di un milione di bambini che vanno perdendo i contatti da uno o entrambi i loro genitori.

Fonte: Italia Oggi, test3.blogghy.com