Siria, “dove l’umanità è finita”: 2 milioni di disperati rimasti ad Aleppo chiedono di non essere lasciati soli

bombardamento aleppoL’umanesimo è finito ad Aleppo. Proprio lì, in quella città per secoli simbolo della convivenza tra etnie e religioni diverse, nel cuore del Levante e ora campo di battaglia sotto assedio da anni. L’umanità stessa, nel senso anche etico del termine, sembra finire qui. Perché “mentre i grandi stanno facendo una brutta guerra per un brutto gioco di interessi economici, politici e geopolitici, quelli che ne pagano le conseguenze sono gli innocenti, particolarmente i bambini e le donne. Parole di padre Firas Luftì, superiore del Collegio di Terra Santa e viceparroco della parrocchia di San Francesco ad Aleppo. Uno che gli orrori della guerra, insomma, li ha davanti agli occhi ogni giorno. E prova a farne un bilancio: “Il numero di morti in questa guerra si aggira sulle 380mila e la metà di questi sono donne e bambini”, dice in un’intervista rilasciata a Radio Vaticana.

Il timore è che il bilancio tracciato da padre Luftì sia addirittura riduttivo. Fonti istituzionali parlando addirittura di mezzo milione di morti in 5 anni di guerra. Ma il numero reale potrebbe essere molto più alto perché da anni le Nazioni Unite hanno smesso di contare coloro che perdono la vita nel conflitto siriano. Senza dimenticare che le vittime di questa guerra sono molte di più. Ai morti, infatti, bisogna aggiungere i 5 milioni di profughi fuggiti all’estero e i quasi 8 milioni di sfollati interni – di cui almeno 5 milioni sono bambini -, che vagano all’interno della Siria. Un impatto tremendo per un Paese che, prima del 2011, contava 20 milioni di abitanti. E tutto questo non accenna a smettere. La guerra procede con terribili sofferenze per quelle popolazioni sottoposte alle sevizie dell’Isis a ovest e ai bombardamenti sia a sud che a nord.

È proprio qui, a nord della Siria, che si trova Aleppo. Una città strategica per la sua collocazione geografica, per il suo passato di seconda città siriana dopo Damasco, per la sua autostrada che attraversa tutto il Paese fino alla capitale. Sotto assedio da 4 anni, Aleppo ha già visto morire 21mila dei suoi abitanti. Quelli che sono rimasti sono veramente i più poveri – fa notare padre Luftì -. Gente disperata, perché in passato ha ascoltato solo promesse o visto tentativi falliti”.

Nonostante il dramma quotidiano – anzi, proprio per questo – non è lecito rassegnarsi. Ad Aleppo vivono ancora circa 2 milioni di persone, intrappolate nell’assedio. E nel resto della Siria almeno 13 milioni di persone hanno bisogno di tutto.

Non lasciamoli soli, quindi. Proprio come dice il nome della campagna di Amici dei Bambini in Siria: un appello a tutti affinché, con una semplice donazione, si possa continuare a dare speranza a una popolazione allo stremo. Permettendo agli operatori di Ai.Bi. e dei suoi partner locali di proseguire i propri interventi di prima e seconda emergenza nelle aree di Idlib, Homs, Rural Damasco e la stessa Aleppo, con la distribuzione di razioni alimentari e la tutela psicosociale di migliaia di bambini. Scopri di più, visitando la pagina della campagna Non lasciamoli soli.