Adozione internazionale. Perché solo l’Italia adotta i bambini della Bielorussia? Un forte legame fra Roma e Minsk

bielorussia4Quando il filo dell’accoglienza incontra quello della riconoscenza, ne nasce un nodo così stretto da creare un legame capace di ridurre idealmente a zero i 2.345 chilometri che separano Roma e Minsk. Il rapporto tra Italia e Bielorussia negli ultimi 30 anni è stato, e continua a essere, talmente forte da garantire al nostro Paese un’importante esclusiva: quella di essere l’unico autorizzato ad adottare bambini orfani o abbandonati del Paese ex sovietico.

Dal 2000 al 2013 i minori bielorussi che hanno trovato un papà e una mamma nel nostro Paese sono stati 1.194. Una media di oltre 85 all’anno. Il 2013 è l’ultimo anno per cui sono noti i dati sui minori stranieri adottati in Italia, perché poi, come noto, la Commissione Adozioni Internazionali non ha più pubblicato l’annuale report statistico. Nonostante altre inadempienze della Cai nelle procedure adottive con la Bielorussia, che hanno rischiato di minare i rapporti tra Roma e Minsk, le relazioni tra i due Paesi sono rimaste forti. Tanto che l’Italia continua a detenere l’importante esclusiva in fatto di adozioni in Bielorussia.

Ma quando nasce questo “privilegio”? Esattamente tre decenni fa, nel 1986, anno dell’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl, con le sue drammatiche conseguenze sull’ambiente e sulla salute di milioni di persone, tra cui decine di migliaia di bambini. Quel tragico evento scatena un impulso umanitario senza precedenti con la nascita di tantissime associazioni di volontariato pronte a costruire ponti di sincera e concreta solidarietà verso un popolo colpito dalla sofferenza. Da quel momento non meno di 500mila bambini bielorussi sono stati ospitati in Italia per periodi più o meno lunghi per le cosiddette vacanze terapeutiche. Ugualmente intenso è ancora oggi il flusso di interventi assistenziali realizzati sul territorio bielorusso.

Si tratta essenzialmente di legami nati “dal basso”: per impulso solidale delle famiglie verso i bambini, della società italiana verso le piccole vittime di una tragedia i cui effetti perdurano ancora oggi a 30 anni di distanza. Legami che, forse proprio per questo, sono parsi sempre solidi e hanno alimentato un rapporto diretto tra i due popoli. Vincoli “per nulla formali e in grado di protrarsi e svilupparsi negli anni”, come scrive su “Il Sole 24 Ore” il professor Angelo Varni, chiamato di recente a svolgere lezioni di storia italiana in una delle numerose facoltà universitarie di Minsk. Sono queste le ragioni dell’intenso rapporto tra Italia e Bielorussia: dall’accoglienza che le famiglie italiane hanno offerto ai minori bielorussi fin dai tempi del disastro nucleare di Chernobyl è nata una profonda amicizia che si è concretizzato nell’esclusiva concessa dal governo di Minsk all’Italia di essere l’unico Paese a cui è concesso di adottare bambini bielorussi.