Brescia. Lucia Maria ha vinto la sua battaglia contro l’abbandono: una mamma e un papà si prenderanno cura di lei

tw-tiscali-cullaE’ stata abbandonata lo scorso 10 dicembre in una cassetta bianca avvolta da una copertina e con un crocifisso di legno a proteggerla: Lucia Maria oggi può iniziare la sua nuova vita. Ha trovato una famiglia, una mamma e un papà pronti ad accoglierla e amarla.

Erano da poco passate le 9 e come ogni sabato Mario Di Noia, 77 anni, aveva lasciato la sua auto in via Bollani per raggiungere la scuola di musica Santa Cecilia nell’ex seminario vescovile. All’ingresso della scuola sente un “miagolio” provenire da una contenitore adagiato a terra. Il primo pensiero dell’uomo è stato che qualcuno avesse abbandonato dei gattini. Invece dentro una scatola di cartone c’era lei, una neonata di poche ore e con ancora parte del cordone ombelicale, avvolta in una coperta e con pochi oggetti, tra cui un crocifisso di legno. Nell’attesa dei soccorsi qualche carezza alla piccola, poi la corsa verso il vicino ospedale dove la piccola è stata ricoverata in neonatologia.

Da qui la segnalazione ai servizi sociali e la comunicazione al Tribunale dei minori per le pratiche di adozione. Che non si è fatta attendere: i genitori adottivi non sono bresciani perché i giudici hanno accolto la richiesta della Procura minorile che ha sollecitato un collocamento lontano da Brescia, così da mettere una distanza fisica tra il passato di abbandono vissuto dalla piccola e la sua futura vita.

Il provvedimento del Tribunale dei Minori, come accade nei casi di abbandono o di non riconoscimento dei neonati alla nascita da parte dei genitori, è arrivato in tempi molto rapidi. Meno di un mese. Il Tribunale, la scorsa settimana, ha, infatti, emesso nei suoi confronti un provvedimento di “collocamento provvisorio”, primo passo verso l’affido pre-adottivo e l’adozione definitiva, con la piccola che diventerà, anche giuridicamente, figlia della coppia alla quale è stata affidata.

La coppia, come molte altre, era in attesa di avere un figlio in adozione, dopo aver superato tutti i colloqui e gli accertamenti previsti dalla legge sulle adozioni nazionali.

Un felice epilogo, dunque, per Lucia Maria. Ma è stata fortunata: perché abbandonata per strada, al freddo e in balia degli eventi poteva non essere trovata tempestivamente o finire in cattive mani. Per questo la storia di Lucia Maria deve fare riflettere: è una vicenda che fa emergere ancora di più l’impellenza di diffondere a livello capillare su tutto il territorio nazionale la Culla per la vita, l’unica vera alternativa al parto in anonimato in ospedale.

In Italia sono circa 50 le culle:  un elenco si trova sul sito del Movimento per la vita http://www.mpv.org/.

In Lombardia, Ai.Bi., Amici dei Bambini, ha inaugurato la sua lo scorso 1 dicembre 2015 a Melegnano (Milano) facilmente raggiungibile dalla rete di autostrade lombarde, e che va a potenziare un’offerta ancora a macchia di leopardo in Lombardia.

La culla di Ai.Bi è l’unica nel territorio, nel sud della città di Milano. Nella struttura dove è ospitata la culla sono presenti costantemente operatori specializzati o di chi lascerà il bambino nella culletta nella presa in carico del neonato, nel rispetto dell’anonimato della mamma.

Troppo poco. Perché più culle per la vita ci sono, più possibilità si da a un neonato di vivere. Perché è proprio questo ciò che condiziona la scelta di una mamma: quella di non abortire dando la possibilità al figlio di avere una chance di vita in totale anonimato. Adagiare il bambino nella culla non costituisce, infatti, un reato, a differenza dell’abbandonarlo per strada: rileggendo l’art. 591 del Codice penale, dove per abbandono s’intende il fatto di lasciare un minore “in balia di se stesso”, non risulta tale la deposizione di un neonato nella culla perché essa è costruita al fine di accoglierlo e salvarlo da morte certa in altro luogo.

Fonte: Il Giorno