Adozione internazionale. Con un figlio biologico siamo penalizzati?

Buongiorno,

sono una mamma 33enne di un bimbo di quasi 9 anni. Probabilmente dirò la solita banalità, cioè che ho sempre desiderato adottare, da quando ero adolescente, ma è la verità.  Io e mio marito abbiamo sempre progettato la nostra famiglia come un misto di figli biologici e non. Abbiamo fatto il primo incontro con gli assistenti sociali e a maggio dello scorso anno abbiamo iniziato il corso obbligatorio. L’esperienza finora non è stata un granché e  vorrei chiedere: è vero (come ci hanno detto) che avendo già un figlio biologico le nostre possibilità si riducono praticamente a zero?

E che lavorando in modo stabile solo mio marito (impiegato a tempo indeterminato)  la cosa ci penalizzi molto?

Grazie

Gentile Anna,

proviamo a fare un pό di chiarezza su quanto ci riporta a partire da una premessa: i requisiti per adottare sono stabiliti per legge. E la legge dice che è possibile adottare se si è sposati e si ha un’età compresa fra i 18 e i 45 anni di età rispetto al minore.

L’avere o meno già dei figli naturali non deve essere in alcun modo penalizzante e può influire solo nel senso che, per ragioni di natura psicologica, esiste la prassi di rispettare la primogenitura, e quindi i minori adottati devono comunque essere di età inferiore ai figli già in famiglia.

Per quanto concerne la vostra situazione lavorativa, come potrà facilmente immaginare – cara Anna –  il vostro è un problema comune a molte coppie, soprattutto in questi anni di crisi economica.

In generale, se, da un lato, non è necessario essere benestanti per adottare, dall’altro, bisogna essere almeno in grado di garantire all’eventuale figlio un livello di vita dignitoso.

Certo non si può negare che la situazione economica della coppia riveste una certa importanza, soprattutto ai fini dell’ottenimento dell’idoneità all’adozione internazionale. E’ per questo che i servizi sociali s’impegnano nel corso degli incontri e della visita domiciliare a conoscere la coppia nel suo ambiente e ad accertare che essa possa garantire uno spazio di vita adeguato all’eventuale minore in arrivo. Questo per evitare che possano sorgere alcune difficoltà nelle tappe successive dell’iter. Nel caso dell’adozione internazionale, le Autorità Centrali di alcuni Paesi, infatti, potrebbero non accettare una coppia con un reddito particolarmente basso.

E’ inoltre dovere degli enti autorizzati verificare le concrete possibilità di adozione delle coppie da cui ricevono il mandato e di accertarsi che il reddito sia compatibile con quello che viene richiesto per una coppia che voglia accogliere e crescere un figlio.

Detto ciò, non lasciatevi scoraggiare fin da ora e proseguite nel vostro percorso.

Un cordiale saluto, auguri.