Adozione internazionale: “Da una parte c’è la donna che mi ha messo al mondo e dall’altra c’è mia madre, che è una sola”

Riportiamo l’intervista a Nayruth Virginia Pozzi, figlia adottiva, oggi all’interno dell’articolo “Cara mamma, il giorno che mi hai accolta nella tua vita sono rinata” a firma di Ilaria Amato pubblicato sul settimanale “Effe”

Di madre ne ho una sola. Anche se dall’altra parte del mondo c’è la donna che mi ha partorito”.
Nayruth Virginia Pozzi, 20 anni, studia Scienze biologiche a Pavia. Nata in Perù, è stata adottata a 2 anni con Ai.Bi. – Associazione Amici dei Bambini. Ha un fratello di 18 anni nato in Bolivia, adottato anche lui.

“Ma lo sai che tu e tua madre siete due gocce d’acqua?”
Non c’è complimento più bello per me. Sentirmi dire che io e la mia mamma, che mi ha adottata quando avevo 2 anni, ci somigliamo, per lo stesso modo di parlare, gesticolare, ridere, mi riempie di gioia.
Il fatto, poi, che io abbia gli stessi occhi o il naso della donna che mi ha partorito 20 anni fa, in Perù, è un discorso diverso. Posso essere curiosa del suo volto, ma non provo sentimenti profondi per lei: né rancore, né riconoscenza.

 

“Come hai saputo di essere stata adottata’”
Già all’asilo mi rendevo conto che i miei compagni avevano la pelle di un colore diverso dal mio. Così un giorno ho chiesto a mia madre – perché sono marroncina e tutti gli altri chiari? – Per rispondere alla domanda i miei genitori hanno pensato di scrivere una favola, La bambina con le ali. E’ l’avventura di una bimba che vive dall’altra parte del mondo in una grande gabbia insieme ad altri piccoli e si sente molto sola. Un giorno una coppia che vorrebbe tanto un figlio la trova, la prende con sé.  Voleranno via tutti insieme, formando un grande cuore con le ali.

 

“Sembra tutto un sogno. Non hai mai avuto problemi?”
Certo, gli “incidenti diplomatici” capitano. A scuola, poi, sembrano inevitabili. A me è successo al liceo con la ginnastica, che non è mai stata il mio forte: la professoressa, vedendomi poco attiva, pensava che questa flemma fosse dovuta alla mia indole sudamericana, così sono stata costretta a chiedere a mia madre di andare a spiegarle che io ero italianissima. Se non mi muovevo non era per una questione “etnica” ma perché non ero portata per la materia! E ancora, che irritazione, quando mi dicono – Sei stata adottata? Oh, mi dispiace – E perché mai? Non è mica una disgrazia, è un onore essere accolta da una famiglia e averla resa più completa. Non resisto poi quando mi domandano – Allora la tua vera mamma è morta? -; – Un momento – dico io- Da una parte c’è la donna che mi ha messo al mondo e dall’altra c’è mia madre, che è una sola. E’ qui. E non ha nessuna intenzione di lasciarmi. –

 

Fonte: Effe