Adozione internazionale. Impagliazzo (Avvenire.) :” La crisi della adozione è la spia di un’onda che sta investendo l’intera società ” 

Non si spengono i riflettori sui piccoli numeri dell’adozione internazionale. Continua il dibattito sulle cause della crisi che ha colpito oramai da anni questa stupenda forma di accoglienza.

Nella 4 puntata ospitiamo il punto della vista del giornalista Marco Impagliazzo di AVVENIRE “Capovolgere l’onda. La crisi dell’adozione spia dell’attuale clima sociale”.

L’Italia è stata una casa accogliente per migliaia di bambini giunti tra noi attraverso l’adozione internazionale, in una misura tra le più significative al mondo, seconda solo agli Stati Uniti.  Basti pensare che solo 2011 erano stati oltre 3mila i bambini accolti da famiglie adottive italiane. Nel 2018 solo 1.364 minori hanno trovato una famiglia italiana. In sette anni c’è stato un crollo del 150%. Perché? Quali le cause di questo crollo?

Da una parte è diminuita la disponibilità delle famiglie adottanti e, di conseguenza, le procedure in essere. Un calo di disponibilità da molti addebitato agli elevati costi economici di un’adozione internazionale e alla lungaggine delle procedure adottive.  Ma la crisi delle adozioni internazionali non riguarda solo l’Italia, ma tutto l’Occidente, con cali percentuali persino superiori a quelli registrati nel nostro paese.

Molti Paesi extraeuropei alla pratica dell’adozione internazionale e c’è stato un crescente ricorso alla fecondazione assistita. Ma pesa forse ancor di più il timore di un’integrazione dei minori adottati e, di conseguenza, l’adozione rischia di apparire alle coppie un’esperienza troppo difficile e complicata.

La crisi delle adozioni internazionale non può più considerarsi solo un fatto di cronaca e di costume ma come la spia di un’onda che sta investendo l’intera società. Alla base delle crisi ci potrebbe, dunque ehssere, una crisi culturale – è questa la conclusione alla quale arriva Marco Impagliazzo, giornalista dell’Avvenire legata alle stesse motivazioni del calo della natalità, alle dinamiche di una vita più individuale, alla propensione a guardare “a casa nostra”, senza affacciarsi su quegli orizzonti larghi che ogni adozione comporta.

Perché adottare è aprirsi, e aprire. È fare rete unendo bisogni e prospettive diverse -un sogno di genitorialità e, insieme, la fame di affetto di tanti bambini soli -, ma coniugabili in una visione comune.

Le storie di un’adozione internazionale, seppur diverse, sono accomunate dall’essere una grande avventura, di vita, di mondo, di umanità. Il valore dell’adozione internazionale non riguarda solo la famiglia adottiva, ma rappresenta un segno per il futuro della società nel suo complesso e che non appartiene solo alla sfera privata dei singoli e delle loro scelte individuali.

Dinanzi ai piccoli numeri dell’adozione, la speranza è che si tratti solo di un inciampo contingente della storia e che torni il tempo dei legami e si senta di nuovo l’esigenza di adottare ed essere adottati.

Fonte AVVENIRE

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