Volontaria italiana in Africa: “L’emigrazione non è più una situazione emergenziale, ma strutturale”

“Per gli africani migrare deve essere una libera scelta. Ma è necessario creare la possibilità di questa scelta, perché oggi non c’è”

Esiste l’Africa, quella che muore ogni giorno nei propri villaggi, alla quale è stata strappata la dignità da chi continua incessantemente a fare business sulla loro pelle, dai potenti del mondo e dai furbetti come quelli della SeaWatch3”. A scriverlo sul proprio profilo social Venere Fiorenza Di Leo, italiana, 37 anni e volontaria da 16. La prima esperienza nel 2002 in Messico, poi l’impegno con Steadfast Onlus in Nigeria, Zimbabwe, Mozambico e nell’Italia meridionale colpita dai terremoti, passando per l’esperienza a fianco dei disabili.

Il post, in realtà molto più lungo, ha ricevuto migliaia di condivisioni e apprezzamenti. Tanto che Venere è stata intervistata dalla stampa. “Essenzialmente – ha poi spiegato ai giornalisti – sono fortemente convinta che, dopo più di tre anni, questa vicenda dei migranti provenienti dalla Tripolitania non sia più una situazione emergenziale, bensì strutturale. Sfortunatamente queste ONG, forse anche inconsapevolmente, alimentano con il loro operare quello che ormai è, a tutti gli effetti, un vero e proprio fenomeno di tratta di esseri umani. Benché si dica, in maniera erronea, l’inverso, il ‘Pull Factor’ è un fenomeno ampiamente dimostrato”.

“Vorrei fare una precisazione a riguardo – ha poi proseguito – Prima di tutto Carola (Rackete) è una professionista regolarmente stipendiata perciò è difficile poter inquadrare questo servizio come volontariato. Per quanto riguarda le scelte, io mi sento orgogliosa della mia: aver scelto di portare il mio contributo in loco. Tutti amano la propria terra e quello che dobbiamo fornire a queste persone è la possibilità di viverla in serenità. Se un africano vuole emigrare lo potrà fare come libera scelta seguendo le normative vigenti nel paese in cui vuole andare. Ma quello che è necessario è creare questa possibilità di scelta perché al momento è ovvio che non ci sia: servono scuole, ospedali, acqua potabile, lavoro”.

“È sicuramente un problema complesso – ha poi concluso a proposito della migrazione dal continente africano – a cui non c’è una soluzione unica. Non basterebbero migliaia di pagine per descrivere la moltitudine di problemi da risolvere. Volendo essere sintetici, tuttavia, direi che ritengo indispensabili scuole di qualità, ospedali e infrastrutture. Inoltre, deve assolutamente cessare il rapporto ancora ‘semi-coloniale’ che alcune potenze hanno nei confronti di queste ricchissime terre”.

Parole che assumono ancora maggior valore alla luce dell’ennesima tragedia del mare, che ha portato alla morte di 150 migranti al largo delle coste libiche. Tragedie, quelle come questa, che sono da evitare.