Terzo Settore e ONG straniere. Cattai (FOCSIV) si è inserito nel dibattito con una lettera ad Avvenire

“Hanno tutte il diritto di esistere, salvo che rispettino i codici di comportamento che in sede europea ci siamo dati e le normative di cui si doterà la Riforma del Terzo settore”

Un altro intervento nel dibattito aperto dal presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffini, sul tema della trasparenza delle ONG straniere in Italia e di un possibile danno di immagine da parte del comportamento di alcune realtà estere per il Terzo Settore nazionale. Si tratta del presidente della FOCSIV, la Federazione degli Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario, Gianfranco Cattai che il 23 luglio, con una lettera al direttore dalle colonne di Avvenire, ha voluto lasciare delle considerazioni sul tema.

“A dire il vero – ha scritto Cattai – sono molto preoccupato delle strumentalizzazioni che da ogni dove si vuol perseguire verso il mondo della solidarietà. Quasi che questo mondo, quello delle ONG e più in generale delle associazioni umanitarie impegnate sulla scena internazionale, non potesse esprimere delle diversità. Che invece ci sono e che devono essere viste come ricchezza di una società civile”.

“Non faccio mistero – ha scritto anche Cattai – che nel nostro Paese ci sono ONG che fanno riferimento alla cultura della solidarietà e altre alla cultura della filantropia. Alcune che enfatizzano il ruolo del volontariato e altre che si basano sul cooperante come mestiere. Alcune che hanno radici profonde nelle comunità territoriali italiane e altre invece che sono organizzate per realizzare campagne raccolta fondi su modelli internazionali. Hanno tutte legittimamente il diritto di esistere, salvo che rispettino i codici di comportamento che in sede europea ci siamo dati, che rispettino le normative stabilite dalle leggi di cooperazione internazionale che l’Italia ha adottato, e nel prossimo futuro le normative di cui si doterà la Riforma del Terzo settore”.

Pur con le dovute differenze di vedute rispetto al presidente Griffini (Cattai ha voluto ringraziare Carola Rackete per il suo impegno: Forse noi delle Ong italiane abbiamo mancato di coraggio nel mettere in mare accanto alle altre una nostra nave con la trasparenza dovuta. Tuttavia, non è mai troppo tardi”), emerge quindi nuovamente la richiesta di rispettare i codici di comportamento e le normative di cui si doterà la Riforma del Terzo Settore. Codici che attendono la validazione di una cabina di regia del Ministero del Lavoro.

Nel frattempo proprio Ai.Bi. ha lanciato la sua proposta: un codice etico per la raccolta fondi. Che il presidente Griffini ha illustrato nei contenuti: “L’assenza di un compenso al presidente e ai membri del Consiglio direttivo, tutti devono essere volontari; l’impossibilità per chi fa raccolta fondi a fini di solidarietà di retribuire i propri dirigenti e dipendenti con stipendi equivalenti a quelli del settore profit, con l’obbligo di pubblicare sui propri siti i vari livelli retributivi, come già fa Ai.Bi.; il divieto assoluto di acquisire spazi pubblicitari a pagamento per la raccolta fondi; il divieto assoluto di fare ricorso alla ‘pornografia del dolore’ per attività di comunicazione”, oltre al divieto di “far transitare soldi raccolti in Italia alle ‘case madri’ estere, con l’obbligo di inviarli direttamente nei Paesi di destinazione”.