Ogni anno in Italia più di 300 minori adottabili restano senza famiglia. Perché? Un mistero!

Ai.Bi. chiede l’autorizzazione alle adozioni internazionali da parte di coppie residenti all’estero. La risposta? “Differita a tempo indeterminato per approfondimenti tecnici”…

Recentemente ha destato scalpore la vicenda di “Giovannino, il bimbo affetto da una rara patologia abbandonato dai genitori naturali nel nosocomio in cui era stato partorito. Per lui si è subito scatenata una gara di solidarietà per garantirgli una famiglia adottiva. Già, ma quanti sono i “Giovannino” intrappolati nel limbo delle comunità educative? Sì, quanti sono i bimbi dichiarati adottabili ma che non hanno ancora trovato qualcuno disposto ad accoglierli? In base agli ultimi numeri disponibili, riferiti all’anno 2017, sarebbero infatti 424 i minorenni dichiarati adottabili ma non ancora adottati. Il dato non è tuttavia certo in quanto in passato il Dipartimento della Giustizia minorile aveva reso noto il numero di oltre 1.491 minorenni non adottati (2013) e, dal confronto tra i minorenni dichiarati adottabili ogni anno e quelli adottati, sarebbero circa 300 i bambini che annualmente non trovano una famiglia.

Numeri drammatici. Ai.Bi. – Amici dei Bambini, organizzazione nata da un gruppo di famiglie adottive e affidatarie oltre trent’anni fa e la cui mission è la lotta, in Italia e nel mondo, all’abbandono di minori, ha così chiesto quest’anno al Dipartimento della Giustizia Minorile di poter conoscere il numero ufficiale e aggiornato dei bambini e ragazzi dichiarati adottabili ma non ancora adottati ma purtroppo nella risposta avuta questo dato viene omesso con la sola precisazione che “i dati relativi agli anni 2001-2018 pubblicati sul sito telematico del Ministero della Giustizia pongono in evidenza come il numero di bambini, fanciulli e ragazzi, dichiarati adottabili stabilmente accolti in comunità di tipo familiare, considerato in termini relativi, sia piuttosto esiguo e si riferisca a situazioni particolari problematiche, in quanto la maggioranza dei minori viene collocata in affidamento preadottivo nazionale presso nuclei familiari”.

Secondo i dettagli forniti dal Ministero stesso si tratterebbe per lo più di “adolescenti in procinto di raggiungere la maggiore età, intensamente legati alle famiglie di origine, protagonisti di precedenti fallimenti adottivi o minori che versano in condizioni particolarmente critiche perché vittime di violenza, affetti da gravi disabilità, patologie fisiopsichiche, disturbi comportamentali e ritardi cognitivi”. Nelle ultime dichiarazioni del Ministero, inoltre, viene sostanzialmente dato atto che la banca dati delle adozioni, formalmente creata con legge del 2001 e provvedimenti del 2015, non avrebbe in realtà ancora una piena operatività.

Per questo motivo il Gruppo CRC, formato da 100 associazioni italiane attive per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, nell’ultimo rapporto annuale pubblicato il 20 novembre scorso, in occasione dei 30 anni della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, e presentato ufficialmente a Roma in Senato lo scorso mercoledì 4 dicembre (scarica il testo), ha raccomandato al Ministero della Giustizia “di attuare pienamente gli articoli 39 e 40 della Legge 149/2001 realizzando una raccolta dati che consenta, per l’adozione nazionale e internazionale, il monitoraggio dei singoli casi nel tempo, sia per i minorenni che per il profilo degli adottanti, tra cui la differenza di età tra genitori e minorenni adottati” e di “rendere noto, con aggiornamento trimestrale, il numero delle persone di età minore adottabili e non ancora adottate e il tempo di attesa sia dei bambini che delle coppie”.

Vale la piena ricordare che la piena operatività della banca dati era stata già raccomandata al Governo italiano dal Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dell’infanzia e adolescenza, nelle ultime raccomandazioni del febbraio 2019.

“È evidente – precisa il presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffiniche, a prescindere dall’età e dalle condizioni personali, tutti i bambini e ragazzi dichiarati adottabili abbiano il diritto di trovare accoglienza in una famiglia stabile, non essendo accettabile un diritto fondamentale condizionato da situazioni soggettive, a meno di voler avallare posizioni discriminatorie”.

Nella volontà di agire concretamente, Ai.Bi. ha presentato inoltre alla Commissione per le Adozioni Internazionali una formale richiesta per essere autorizzata alle adozioni internazionali di coppie residenti all’estero verso l’Italia. La richiesta, purtroppo, è stata “differita a tempo indeterminato per la necessità di approfondire alcuni aspetti tecnici e giuridici”. Pazienza, si potrebbe dire. Quella che, giustamente, i bambini abbandonati non possono avere.