Coronavirus e Fase 2. Gli italiani tornano al lavoro. Ma dove lasciano i figli?

Le proposte di Gandolfini (Family Day). Ai.Bi. e AIBC per il sesto anno consecutivo ottengono la certificazione “Family audit”

Ci siamo. Con la Fase 2 dell’emergenza Coronavirus molti italiani potranno finalmente tornare al lavoro. Purtroppo, però, pare assodato anche che i bambini non torneranno a scuola. Questo significa che molte famiglie condivideranno, dal 4 maggio, un problema non secondario: dove lasciare i figli?

Un tema così sentito che è mosso anche il mondo dell’associazionismo. “Il Governo – commenta per esempio il presidente dell’Associazione Family Day – Difendiamo i Nostri Figli, Massimo Gandolfini – non sta minimamente guardando alla crisi sociale causata dall’epidemia in ottica familiare. In Italia ci sono 12 milioni di famiglie con 8,4 milioni di figli a carico in età scolastica: se le scuole restano chiuse, chi terrà i minori? Non si può dire ai genitori di tornare a lavorare senza alternative, né ai nonni – i soggetti più a rischio contagio – di occuparsene”.

Coronavirus e Fase 2: si torna a lavoro, ma i figli? La proposta di Gandolfini

Gandolfini ha, al proposito, avanzato anche quattro proposte concrete per la ripartenza: “I genitori devono poter lavorare, a stipendio pieno, senza abbandonare i figli per strada, e per questo servono subito misure concrete: assegno di 200 euro mensili per ogni figlio 0-15 anni, indipendenti dal reddito, per le spese causate dalla chiusura delle scuole (babysitting, dotazioni tecnologiche per didattica a distanza, intrattenimento estivo, etc); estendere fino a fine anno scolastico la possibilità di fruire del congedo parentale straordinario con indennità all’80% della retribuzione dei genitori (e affidatari) costretti a non lavorare per accudire a casa i minori fino a 12 anni; inserire in forma stabile nella task force del MIUR per la riapertura i rappresentanti dei genitori; onsentire l’accesso ai parchi con precedenza per le famiglie con bambini, che hanno più bisogno psicofisico di muoversi all’aria aperta”.

Secondo il ministro della Famiglia, Elena Bonetti,dobbiamo estendere i congedi parentali per entrambi i genitori poi io ho proposto il voucher baby sitter nel primo decreto e ora l’assegno per i figli”.

Il problema è reale, perché, purtroppo, non tutte le realtà lavorative italiane possono definirsi “family friendly”. Tra quelle che lo sono, però, c’è sicuramente Ai.Bi. – Amici dei Bambini che, insieme alla Cooperativa Sociale AIBC, ha recentemente ottenuto per il sesto anno di fila (il terzo della fase di mantenimento) la certificazione “Family Audit”: uno strumento di certificazione, con relativo marchio, che qualifica una organizzazione come attenta alle esigenze di conciliazione famiglia-lavoro dei propri dipendenti. Un buon risultato e, soprattutto in questo momento, un traguardo significativo.