Emergenza in Repubblica Democratica del Congo. Prigione a cielo aperto: vivere a Goma sotto l’occupazione (parte 2)

“La priorità è garantire ai bambini cibo, acqua e un minimo di serenità”. Alessandro Solagna, cooperante di Ai.Bi. Amici dei Bambini, racconta la sua quotidianità degli orfanotrofi Fed e SODAS in una città dove gli insegnanti faticano a tornare, il lavoro umanitario prosegue tra mille difficoltà e la popolazione è costretta a lavori forzati

Seconda parte della testimonianza di Alessandro Solagna, cooperante di Ai.Bi. Amici dei Bambini in Repubblica Democratica del Congo, qui.
La vita a Goma, è sospesa in un limbo di incertezza e paura. Alessandro Solagna racconta la sua quotidianità in una città sotto il controllo dei ribelli dell’M23. In questo Paese, caratterizzato da una natura straripante di colori, vitalità e paesaggi mozzafiato, Alessandro ha trovato l’amore e qui è nato suo figlio. Tuttavia, la vita è diventata complicata e rischiosa.
“Vivo in una zona abbastanza tranquilla di Goma, rispetto a quelle in cui la presenza dei militari è massiccia – spiega Solagna – Tuttavia anche noi siamo fuggiti in Ruanda per qualche tempo e siamo tornati da qualche settimana”.

La sicurezza negli orfanotrofi

La giornata di Alessandro è scandita dal lavoro e da numerose precauzioni e limitazioni, per garantire la sicurezza sua e del suo staff che opera all’interno degli orfanotrofi FED e SODAS.
“Le nostre attività negli istituti sono riprese regolarmente, tuttavia sono costretto a limitare i miei spostamenti perché da occidentale sarei sicuramente guardato con sospetto – racconta – . Molte organizzazioni internazionali hanno ritirato il loro personale ma ci sono ancora i caschi blu dell’ONU, per quanto anche la loro operatività sia ridotta”.
Come già scrivevamo, al momento Alessandro è costretto a lavorare in remoto, a rinviare i propri sopralluoghi in istituto e a delegare personale dello staff che incontra uno a uno per prudenza e a tutela di tutti.
“Fortunatamente le reti telefoniche sono funzionanti – dice – e la connessione internet è discreta. La priorità è restituire ai bambini una continuità delle attività, ancor più necessarie adesso che sono tutti impauriti e sotto stress, oltre che garantire loro rifornimenti di cibo e acqua. Per fortuna anche le scuole sono state riaperte, per quanto poi, non tutti gli insegnanti siano presenti: alcuni sono scappati, altri sono costretti magari a saltare qualche lezione per provvedere al sostentamento della famiglia. Gli insegnanti non ricevono lo stipendio da mesi, potete immaginare… ”.

Affrontare la crisi

Gli istituti FED e SODAS vivono di donazioni – anche da parte di piccoli commercianti e produttori locali che fino a poco tempo fa portavano prodotti alimentari – e soprattutto del sostegno di organizzazioni internazionali come Ai.Bi. che, attraverso progetti di cooperazione e di sostegno a distanza, contribuiscono al loro funzionamento.
A questo proposito Alessandro racconta come, già da diverso tempo, lavorando a stretto contatto con il personale locale degli istituti, una volta al mese “sono previste riunioni per preparare piani di contingenza, per affrontare possibili crisi o emergenze, dagli incendi alle siccità. Nel tempo questo processo ha dato risultati, tanto che anche di fronte a questa recente crisi, pur nelle difficoltà e con razionamenti di cibo, i bambini non hanno subito eccessive privazioni”.
Grazie anche al continuo appoggio dei sostenitori a distanza, Ai.Bi. prosegue i suoi interventi: “Psicologi e assistenti sociali da tre settimane hanno ripreso le loro visite agli istituti – dice Solagna – così come sono tornate regolari le iniziative pomeridiane. Si tratta di attività per aiutare a superare i traumi e per accogliere le paure dei bambini”.

Come reagiscono i bambini

La capacità di recupero dei bambini è sorprendente: “Tutti partecipano molto volentieri: una attività che piace molto e riescono anche a replicare da soli consiste in una serie di esercizi che si ispirano allo yoga e a certe tecniche respiratorie di rilassamento, svolte però come un gioco per cui si divertono; un’altra è il disegno con fogli e matite, come per tutti i bambini del mondo”.
Non mancano poi i consulti singoli, destinati a bisogni speciali espressi da bambini o adolescenti; inoltre da dicembre si sono creati i cosiddetti “gruppi di parola” costituiti da 5 o 6 ospiti dell’istituto, di età simile tra loro, per poter parlare liberamente di vari argomenti. “Prima si parlava di pace, integrazione e temi legati alle etnie, oggi invece il dialogo serve per affrontare traumi e paure”.
Anche i servizi sanitari a favore dei bambini degli istituti, per quanto gli ospedali pubblici siano strapieni, proseguono. “Proprio ieri il medico e l’assistente sociale hanno portato una ragazzina che aspettava da tempo una visita medica – racconta Alessandro – . Al tema medico si aggiunge, nel suo caso, anche una forte ansia in quanto l’unico componente della sua famiglia, un fratello poliziotto che serviva il precedente governo, è stato ritrovato, è vivo, ma si trova in un campo di rieducazione. Una situazione dolorosa da gestire con delicatezza: noi siamo lì anche per questo, perché la ragazzina non ha nessun altro”.
Milioni di sfollati e di nuovi profughi La situazione rimane estremamente precaria e in continuo cambiamento in tutto il paese. “Con l’arrivo delle milizie dell’M23, che oggi occupano un’area vasta come il nord Italia, si parla di milioni di sfollati e di nuovi profughi in RDC – aggiunge – I ribelli impediscono alla gente che era scappata di tornare nelle loro case, non hanno denaro né cibo. È una emergenza difficile da spiegare e da affrontare”.
Alessandro ci dice che, in un contesto in cui le banche e tutti i servizi pubblici sono interrotti, la popolazione locale è costretta a lavori comunitari obbligatori e a subire controlli casa per casa, anche di notte, perché sono ricercate possibili persone nascoste e legate al precedente governo congolese: “In alcuni quartieri dalle 7 alle 10 del mattino i lavori comunitari consistono ad esempio di ripulire il tratto davanti a casa loro; sono stilate ogni giorno, e controllate, liste di residenti che rischiano parecchio se non dovessero presentarsi per svolgere questi lavori”.

Il tuo aiuto per i bambini della Repubblica Democratica del Congo

Dopo anni di guerra e mesi di disordini sempre più intensi, negli ultimi giorni la situazione a Goma, capoluogo della provincia del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, è degenerata, provocando una crisi umanitaria.
I ribelli del gruppo M23 hanno dichiarato di aver preso il controllo della città, dove si trovano gli orfanotrofi FED e Sodas con i quali collabora Amici dei Bambini.
La situazione è allarmante e le evoluzioni sono costanti.
Ora più che mai, i bambini di Goma hanno bisogno di tutti noi.

E ricorda: come ogni donazione, anche le Adozioni a Distanza di Ai.Bi. godono delle seguenti agevolazioni fiscali.