Klaus: «A 10 anni mi hanno cacciato dalla mia famiglia»

Klaus ha 14 anni e studia con un insegnante di sostegno. Non soffre di particolari difficoltà nell’apprendimento né gli sono stati diagnosticati dei ritardi: tutti attorno a lui sono convinti che può farcela da solo. Klaus invece non la pensa così. Nonostante stia diventando grande lo si vede più spesso in compagnia di ragazzi più piccoli, con i quali adora giocare, e mantiene un comportamento infantile.

Vive in un Istituto a Plovdiv in Bulgaria. Ci è entrato perché con la famiglia non andava per niente bene. A casa gli hanno inculcato un’educazione sbagliata e un’immagine distorta di se stesso. Se oggi si chiede a Klaus di descrivere le sue capacità intellettive, si scopre un ragazzo che si rimira in uno specchio deformante. Si considera una sorta di ritardato mentale e non pensa di potercela fare più di tanto a scuola. È stato allontanato dalla famiglia per questo. A tal punto sono arrivati i maltrattamenti nei suoi confronti.

L’età nella quale è stato trasferito in Istituto purtroppo non si sa. Di lui a tutta prima risulta che sia un ragazzo un po’ chiuso e solitario. Perciò i volontari adulti, che lo seguono con un programma di supporto psicologico e pedagogico di gruppo dal nome Big Brother, Big Sister (insieme ad altri 45 bambini), lo hanno preso in simpatia e hanno fatto di tutto per entrare in amicizia con lui. Hanno scoperto un ragazzo affamato di vita, interessato alle loro attenzioni e pronto a misurarsi con loro su tutto ciò che sta vivendo. Inoltre sta seguendo un corso di informatica, grazie alla generosità di un sostegno a distanza. Ciò di cui ha più bisogno è di entrare in relazione con i coetanei. Chi lo sta sostenendo a distanza ora sorride, pensando che, con il piccolo gesto di un semplice dono, si può aprire un mondo luminoso nelle mani di un ragazzo che si sottostimava, lontano dalla famiglia.