3000 abbandoni l’anno? Ci vuole l’adozione del nascituro

Luglio 2012. La Società Italiana di Neonatologia butta una bomba nel mondo dell’informazione: 3mila neonati abbandonati all’anno in Italia. Ne parla anche il Corriere della Sera. Quasi tutti (il 78%) sarebbero figli di mamme italiane, ma sarebbero solo in 400 i neonati abbandonati al riparo e nella sicurezza degli ospedali: del resto si perde traccia – o la si ritrova troppo tardi.

I numeri fanno litigare gli addetti ai lavori e tirano per la giacca il mondo dell’adozione: non sono mancate ramanzine da parte degli enti autorizzati, dal tono: “Occhio alle cifre, possono allarmare o distorcere le aspettative”.

Tutto viene fuori a seguito della comparsa di Mario, il neonato abbandonato a Milano nella Culla della Vita presso l’ospedale Mangiagalli. «In realtà – ha spiegato il dr. Basilio Tiso, medico che segue il caso di Mario – a Milano negli ospedali registriamo circa 20 abbandoni l’anno, e soltanto una media di 6 nel nostro reparto».

Viene da chiedersi da dove venga il dato sui 3000 abbandoni l’anno, specie se, come Ai.Bi. denuncia da anni, è assente in Italia un sistema come la Banca Dati dei minori adottabili, che tenga il conto dei minori abbandonati e disponibili all’adozione.

Una provocazione però è doverosa: dove andrebbero a finire gli altri 2600 neonati irrintracciabili? La Società Italiana di Neonatologia propone infatti: più parti anonimi (con destinazione del neonato a un’adozione), più culle per la vita, più aiuti domiciliari alle partorienti. Tutte soluzioni già in corso.

C’è un’altra soluzione, ed è completamente nuova. È l’adozione del nascituro. È già in atto negli Stati Uniti ed è una forma di adozione che prevede il contatto tra la gestante in difficoltà e una coppia disponibile ad adottare il suo neonato. Per questo viene detta adozione diretta, o adozione in pancia. E funziona: in America è un metodo vincente per evitare l’abbandono ma, soprattutto, per la prevenzione dell’aborto. Una gestante che sia in gravi difficoltà – dovute o a fattori di mancata integrazione lavorativa e sociale, o a condizioni come la tossicodipendenza – che abbia una gravidanza imprevista e scarse prospettive di crescere il suo bambino, ha la possibilità di conoscere due genitori adottivi che, per legge, possono assumersi tutto il carico delle spese del parto. Un accordo da prendere durante la gravidanza, che lascia aperta alla madre ogni via: le permette di tornare sui propri passi e decidere, anche all’ultimo momento, di tenere il bambino con sé senza obbligo di restituzione delle spese. La madre biologica ha il diritto di scegliere per prima gli adottanti e di confermare la sua decisione davanti al giudice, ed è sempre e comunque il tribunale a pronunciare l’esito definitivo della procedura.

Un atto nobile di giustizia, come tutto ciò che riguarda l’adozione se presa sul serio. Se ne parlerà al Convegno di Ai.Bi. a Monte Colombo, Rimini, in compagnia di esperte americane. Che cosa aspetta l’Italia?