Cambogia: soldati silenziosi

É di pochi giorni fa la notizia della morte di un ragazzo di 17 anni per l’esplosione di  una mina, avvenuta mentre stava radunando il bestiame in un campo non lontano dal suo villaggio. Dall’inizio dell’anno, sono morte 104 persone a causa di ordigni inesplosi, e si puó pensare, purtroppo, che il numero inevitabilmente aumenterá.

La Cambogia é il Paese con il piú alto numero di mine inesplose al mondo, conseguenza di tre decenni di feroce guerra civile; dal 1979, anno della caduta del regime dei Khmer Rossi, piú di 57mila cambogiani hanno subito amputazioni, e molti di loro sono bambini. Proprio i bambini rappresentano un terzo delle vittime di mine anti-uomo, e questo, nella maggior parte dei casi, perché i piccoli non sanno riconoscere un ordigno e iniziano a giocare con l’esplosivo, senza sapere che, solo spostandolo da terra, hanno innescato un conto alla rovescia che spesso ha un esito fatale.

Ma cosa comporta la presenza di un numero elevatissimo di “soldati silenziosi”? Oltre a causare vittime e disabilita’ fisiche permanenti, la presenza di mine ostacola lo sviluppo del Paese, soprattutto in alcune Regioni del nord-est dove la presenza di esplosivi é maggiore: i contadini non vogliono piú lavorare i campi dopo che sono stati trovati degli ordigni nella zona, e questo comporta scarsitá di cibo e, all’estremo, malnutrizione, spesso a discapito della fascia piú debole della popolazione, quella dei bambini sotto i 15 anni di etá. Inoltre, la presenza di una persona senza uno o piú arti é un peso non indifferente all’interno della famiglia: non soltanto non é piú in grado di lavorare, ma necessita anche di cura e assistenza continua, che raramente i famigliari sono in grado di soddisfare.

E mentre gli esperti dicono che ci vorrano ancora almeno 10 anni per individuare e far brillare tutti gli ordigni ancora inesplosi, noi ci auguriamo che le vittime di questa vera e propria guerra siano nel tempo sempre meno, e che la possibilitá di riscatto e di poter vivere una vita piena e felice di una persona mutilata, specie se si parla di un bambino, sia sempre maggiore.