Usa: riadotteresti un bambino di colore? Assolutamente si perché sono di gran lunga superiori

Una statistica condotta negli USA da Rita Simon e Howard Alstein, due sociologi specializzati nelle adozioni, ha portato alla luce un aspetto positivo, anche se raramente discusso, delle adozioni internazionali, in particolare quelle interrazziali.

I due sociologi hanno chiesto ad un numero di genitori adottivi, i cui figli sono ormai grandi, se rifarebbero quello che hanno fatto: recarsi in un paese in via di sviluppo e adottare un figlio di pelle ed etnia diversa.

Il 92% ha risposto di sì, senza alcun dubbio. Il 4 % si è detto insicuro e solo il 4 % ha risposto che non tornerebbe ad adottare un bambino di razza diversa.

La maggioranza si è detta quindi disposta a rifare una vita dedicata alle cure di un minore abbandonato, pur conoscendo adesso tutti i lati più difficili di un’adozione internazionale.

Nello studio, chiamato Adoption across borders, i due autori hanno voluto anche chiedere ai genitori adottivi se la presenza di un figlio di una razza diversa avesse complicato l’equilibrio familiare tra fratelli e parenti.

Il 90% ha dichiarato di non aver avuto troppe difficoltà permettendo ai due ricercatori di concludere anche che, una volta cresciuti, i figli adottivi interrazziali si rivolgono ancora ai propri genitori adottivi chiedendo aiuto così come fanno i figli biologici.

La Simon, una sociologa della American Università (Washington D.C.) e Altstein, dell’Università del Maryland, hanno trascorso vent’anni a raccogliere i loro dati, intervistando 204 famiglie che avevano adottato 386 bimbi neri. “Abbiamo concluso che le adozioni interrazziali non pongono dei problemi anomali, “ hanno scritto gli autori dello studio, “Anzi, una volta cresciuti i figli spesso posseggono talenti e abilità superiori.”