Grazie alla nostra paura oggi abbiamo una principessa di 10 anni!

Buongiorno,

mi chiamo Rossella e ho letto la notizia pubblicata sul vostro sito riguardante l’adozione di bambini grandi.

Quando io e mio marito abbiamo iniziato l’iter adottivo c’eravamo posto il limite dei sei anni, non avremmo voluto un bambino più grande! Nella nostra ignoranza pensavamo fosse giusto così o semplicemente più facile. Eravamo molto dubbiosi.. avevamo tanta paura! Così abbiamo iniziato a frequentare una Casa Famiglia e per due anni abbiamo potuto conoscere tanti “bimbi” tra i 10 e 15 anni!! Con loro abbiamo trascorso giornate fantastiche, condiviso gioie e dolori. Ci siamo, loro e noi, accompagnati in un pezzetto di vita. Poi la vita ci ha donato una principessa di 10 anni. Credo che la nostra coppia sarebbe stata comunque in grado di affrontare le difficoltà incontrate, ma sono certa che proprio grazie a tutti i nostri piccoli amici abbiamo superato tanti momenti con minore sofferenza. E’ “facile” donare a chi ha bisogno, amare un bambino indifeso e solo. Ma vi assicuro che è altrettanto facile accompagnare qualcuno che ti rifiuta e ti teme, che ti manda a quel paese per un po’, finché non vede e sente che in lui o in lei vedi soltanto un figlio e come tale lo ami…

Il resto è solo famiglia.

Rossella 

 

 

Irene-BertuzziCara Rossella,

credo che oggi il problema più grosso da superare si proprio quello relativo all’età. Tanti sono i fantasmi che si agitano nelle testa di coloro che dovrebbero o potrebbero adottare un bambino grandicello (e per bambino grandicello mi riferisco a chi ha superato gli otto/nove anni). Il timore più diffuso è che, superati i sei anni di vita, questi bambini  non si affezionino o non imparino le regole date.

Inutile mettere la testa sotto terra come lo struzzo: è evidente che spesso i bambini grandicelli mettono maggiormente alla prova i genitori adottivi con atteggiamenti oppositivi o di rifiuto. E’ altrettanto vero che occorre avere gli strumenti per affrontare le difficoltà: basta non lasciarsi scoraggiare. Non so se è più facile (come dice Rossella) amare un bambino piccolo, indifeso e solo piuttosto di uno grande altrettanto indifeso e solo ma chiaramente con un personalità più formata. Occorre mettere in conto forse più fatica, ma un bambino grande è un bambino con cui si può parlare, con cui si può ragionare.

Come giustamente dice Rossella, bisogna partire dal presupposto che anche un bambino grande va considerato figlio e come tale va accolto ed amato. Se in questo bambino vediamo soltanto le difficoltà o i difetti, allora è finita. Sono migliaia i bambini grandicelli che chiedono di essere accolti ed amati come figli: bisogna crederci, armarsi di pazienza e coraggio per affrontare la sfida. Ma ce la si può fare: le testimonianze dei successi sono notevolmente superiori alle sconfitte.

 

Un saluto

Irene Bertuzzi

Responsabile Adozioni Internazionali Ai.Bi.