Le prime cinquanta famiglie si candidano ad accogliere i piccoli sopravvissuti di Lampedusa

baby immigrati 200Sono finora cinquanta, le famiglie pronte ad accogliere i minori sopravvissuti ai naufragi di Lampedusa. Tanti i moduli inviati in una sola settimana ad Ai.Bi., dopo il lancio della campagna “Bambini in alto mare”, dedicata ai minori stranieri non accompagnati e alle mamme sole.

Le famiglie non arretrano nell’impegno. In queste ore i nostri operatori stanno censendo e verificando l’effettiva possibilità di accoglienza dei candidati. Dando priorità a coloro che hanno alle spalle esperienze di accoglienza, siano esse adozioni o affidi. Contemporaneamente in Sicilia i nostri delegati stanno ultimando tutti gli adempimenti necessari per allestire strutture idonee ad accogliere bambini e mamme sole, e soprattutto per creare e coordinare la rete di famiglie che resta la peculiarità della nostra risposta all’emergenza. Perché è il calore di una famiglia che può permettere a un bambino di sorridere di nuovo alla vita, nonostante il trauma di aver magari visto morire in mare i propri genitori e parenti.

D’altronde anche il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, ha invitato i suoi concittadini ad accogliere i piccoli profughi sopravvissuti ai naufragi degli ultimi giorni. «Siciliani- ha esortato Crocetta– chiedete in affidamento i bambini sbarcati a Lampedusa. Mi rivolgo alle famiglie e ai single, e’ un atto di grande civiltà».

Tra coloro che si sono fatti avanti in queste ore, anche i soccorritori della Marina Militare. Nel mare nero della notte, sono loro che hanno preso in braccio i piccolissimi, e forse hanno sentito a pelle il bisogno di quei bambini di volersi abbandonare sulle spalle di qualcuno. Di qui la disponibilità data da numerosi militari a prendere in affido quei bambini salvati che sul volto avevano stampato lo smarrimento e il terrore, la paura e la voglia disperata di tornare al più presto ad essere solo bambini. Mentre altri sembrano essere diventati adulti nel giro di una notte. Come i due gemellini di tre anni che hanno fatto da ‘scudo’ al fratellino più piccolo di un anno solo, impedendo a chiunque di avvicinarsi.

Ma una cosa va chiarita. L’accoglienza in famiglia dei bambini non è e non dev’essere solo questione di generosità. L’inserimento dei minori da zero a sei anni in famiglia, o almeno in casa-famiglia, è un obbligo di legge, previsto dalla legge 149 del 2001. La situazione a Lampedusa è al collasso, ed è chiaro che in simili circostanze, il primo obiettivo è trasferire i piccoli profughi in ambienti più idonei. Si spiega così, con l’emergenza, la scelta di queste ultime ore delle autorità competenti a inserire sei minori sotto i tre anni in comunità educative, anziché in famiglie che si erano rese disponibili. Ma l’auspicio è che il soggiorno in tali strutture sia una soluzione tampone di brevissima durata, perché i danni che ne avrebbero i minori coinvolti sarebbero ulteriori traumi difficili da superare.