Adozioni in Burundi: iniziamo a conoscere la sua storia

burundiQuando torno in Italia tutti mi chiedono in che Paese vivo, cosa faccio, come è la situazione. E io devo cercare di spiegare la favoletta del Burundi in pochi minuti.

Però, se la racconto in poco tempo non si capisce, perché in occidente abbiamo sempre l’idea dell’Africa, continente sfortunato che dobbiamo aiutare a svilupparsi, perché lì si fanno sempre la guerra. E sembra una favoletta raccontata da sempre e che possiamo replicare per tanti Paesi del mondo.

Questa storia, infatti, potremmo raccontarla brevemente in un minuto.

Detta in breve la storia è così: mi dispiace per il Burundi, è uno dei paesi più poveri al mondo e i bambini muoiono ogni anno per malattia e fame e in passato ci sono state tante guerre. Vedi, se la racconto così, non dura neanche un minuto, dieci secondi. Ma, se uno la dovesse raccontare tutta per filo e per segno, altro che un minuto! Ci vorrebbe forse una settimana, forse un mese.

Allora guardo i documenti, parlo con la gente, i miei colleghi burundesi che la storia la conoscono meglio perché l’hanno studiata e mi dicono che la storia me la vogliono raccontare, tanto io ho tempo. Sono qui a cercare di capire tante cose sul Paese e inseguo chi ne sa di più perché voglio conoscere.

Così decidono di raccontarmela.

Nel 1884 i tedeschi invadono il Ruanda e il Burundi, poi annessi come protettorato dell’Africa Orientale Tedesca. Poi però i tedeschi perdono la Prima Guerra Mondiale e i territori di Ruanda e Burundi vengono affidati al Belgio (1916). Il quale inizia, senza tener conto della complessità culturale tradizionale, a operare una semplificazione di tipo razziale a favore della minoranza Tutsi e a sfavore delle minoranze Hutu e Twa.

Nel 1962 il Burundi diventa indipendente e i Tutsi tengono il potere fino a dopo le elezioni del 1965, anche se avevano ottenuto una minoranza di voti rispetto agli Hutu. Gli Hutu si arrabbiano ma il governo li controlla, a volte, anche con la forza.

Nel 1972 il governo Tutsi diventa responsabile di uno dei crimini più gravi dell’ultimo secolo. Ci fu una strage degli Hutu a tutti i livelli e si calcolano circa 500mila vittime e altrettanti profughi costretti a fuggire nei paesi limitrofi.

Qui qualcuno ricorda ancora il massacro. Che chiamano ‘Ikiza’, ovvero la catastrofe. Di questa catastrofe, non so perché, ma non ne parla nessuno.

 

Nel 1976 in seguito a un altro colpo di stato, il nuovo governo (sempre Tutsi) decide di operare quello che viene chiamato il ‘genocidio intellettuale’ in quanto agli Hutu viene proibito di andare alle scuole superiori.

Poi arriva il colpo di stato di Buyoya (Tutsi) che inizia un processo di democratizzazione e si arriva nel 1991 ad eleggere il primo governo di maggioranza Hutu. Nel 1993 vince le elezioni Ndadaye (Hutu) che viene assassinato qualche settimana dopo. Viene rimpiazzato da Ntaryamira, della stessa etnia, ucciso assieme al presidente del Rwanda nell’attentato aereo del 6 aprile 1994.

Questo ultimo episodio è la goccia che fa iniziare anche il genocidio del Rwanda ai danni dei Tutsi (7 omicidi al minuto per 100 giorni: un milione di morti) e in Burundi la situazione, anche se molto tesa, resta più controllata e meno violenta.

Il Burundi forma un governo di grande coalizione nel 1995 che nel 1996 viene rovesciato ancora da un golpe di Buyoya.

Lungo tutti gli anni ‘90 si verificano scontri che isolano Ruanda e Burundi dalla comunità internazionale la quale, dal canto suo, opera con interventi limitati, ancora oggi oggetto di molte discussioni riguardanti le responsabilità internazionali sul genocidio del Rwanda ed i colpi di stato nel Burundi.

Nel 2003 si arriva ad un ‘cessate il fuoco’ tra il governo di Buyoya e l’opposizione Hutu. Molti degli oppositori più estremi però non lo rispettano e i combattimenti continuano.

Nel 2005 viene approvata la nuova costituzione e Nkurunziza (Hutu) viene eletto presidente: la composizione delle istituzione viene ripartita equamente tra Hutu e Tutsi.

Gli Hutu più estremisti però continuano ad essere attivi e nel 2007-2008 gli scontri riprendono e si fermano dopo qualche mese.

Nel 2010 Nkurunziza viene riconfermato presidente e finirà il mandato nel 2015. Attualmente ci sono varie spinte per modificare la costituzione e ammettere un terzo mandato presidenziale per Nkurunziza. Ovviamente la situazione si sta scaldando e si teme la ripresa delle armi da parte di gruppi più estremi.

In Burundi continua ad esserci povertà e i bambini continuano a morire. Perché se racconto solamente la favoletta del Paese povero, senza calcolare le impostazioni culturali razziste europee del secolo scorso, gli anni di guerra, le ingerenze o il restare a guardare della comunità internazionale e tutto il resto, diciamo che ci dispiace e i poveracci continuano a morire. Così vediamo solo un pezzettino della storia.

Questa è una storia strana e bisognava raccontarla tutta perché, se la si espone in dieci secondi, sembra la solita favoletta del Paese africano, dove i bambini muoiono di fame. Quella che a noi, in Italia, piace tanto. E invece il Burundi è un Paese meraviglioso e complesso, dal quale presto arriveranno in Italia i primi figli adottivi. Un Paese che meriterebbe di essere conosciuto molto più a fondo, l’ideale anzi sarebbe riuscire a leggere la storia, non solo africana, guardando il mondo con lo sguardo di chi vive nel sud del mondo.

 

 

Eddy Zamperlin

Volontario espatriato a Bujumbura