Eterologa, adozioni, case famiglie: è tutto business sulle spalle dei bimbi!

Visto come gira il mondo, penso che hanno visto il doppio business, non guardando i diritti dei bambini, ma bensì le loro tasche, mettendola sul fatto che avere un figlio è un diritto. Ce ne sarebbero di cose da dire sul fatto che le case famiglia esplodono di cuccioli in cerca di famiglia e di coppie in cerca di cuccioli numeri da paura, ma alla fine dicono non si capisce perché questi bambini non li danno in adozione a coppie con idoneità e sono tante, forse una risposta semplice e forse troppo semplice può essere il fatto che gli istituti dove sono questi bambini prendono dei soldi? non ci vogliono le scarpe di seta per capire certe cose, e capire perché le coppie con idoneità molte si arrendono e molte se ne vanno ad incontrare il proprio cucciolo all’ estero. Tornando all’ argomento un mio pensiero brutto e cinico è che facendo così, riescono a prendere i soldi da tutti e due i canali che portano ad un bambino, e magari alimentando pure il giro delle case famiglie sulla sfortuna del bambino che nascerà un giorno potrebbe essere anche in base alla situazione famigliare un potenziale cliente delle case famiglia. Sono pensieri brutti , e spero che non siano veri questi pensieri che comunque girano e si presentano come possibili potenziali scenari moderni visto come va il mondo in questo momento. Tutto gira intorno al soldo, dicendo a parole il diritto dei bambini, ma solo a parole.

Fabio

 

IRENEBERTUZZIGentile Fabio,

leggere il suo commento fa male perché lei definisce ‘business’ quello che per noi è un lavoro e una missione. Personalmente preferisco parlare di bambini, piuttosto che di cuccioli, ma immagino che il suo sia solo un vezzeggiativo. Non è una banalità, ma bambini sono e devono restare il centro di ogni progetto adottivo: è il loro diritto ad avere una famiglia che deve pesare, non certo il diritto delle coppie ad avere un figlio.    Per il resto, ha ragione nel dire che i bambini fuori famiglia sono tantissimi. Quasi 30mila per l’esattezza. Più della metà vivono nelle comunità educative, il resto sono accolti da famiglie affidatarie. Ma di questo ‘esercito’ di bimbi, la maggior parte una famiglia, sia pure in difficoltà, ce l’ha. E quindi non sono bimbi adottabili. Lei sfiora un tema doloroso, quando ricorda che anche in Italia esistono i bimbi in stato di abbandono che potrebbero essere adottati, ma restano nel limbo dell’affido che diventa per loro una ‘condanna ad libitum’ alla ‘fame di mamma’. Perché questi bimbi- 1900 circa- rischiano di diventare adulti senza poter essere figli. E tutto perché la banca dati dei minori adottabili, pur istituita, non è di fatto mai entrata in funzione. E questo impedisce di far incrociare il bisogno dei bambini abbandonati con quello degli aspiranti genitori. Tutto il ‘pianeta’ dei minori fuori famiglia fa capo ai Tribunali per i Minorenni e dovrebbe essere controllato dai servizi sociali. Mentre l’adozione internazionale viene seguita dagli enti autorizzati. Non faccia di tutta un’erba un fascio. Tribunali efficienti, servizi sociali solleciti, enti autorizzati seri, per fortuna, ce ne sono. Andrebbero solo messi ‘a sistema’.

Cordialmente,

Irene Bertuzzi

Responsabile Adozioni Internazionali di Ai.Bi.