Benedetta adolescenza. Ora mio figlio adottivo è cambiato: sempre irrequieto e irascibile,come posso aiutarlo?

Sono una mamma adottiva alle prese con un figlio ormai adolescente. É sempre stato un bambino tranquillo, affettuoso ma anche sempre alla ricerca di conferme. Negli ultimi mesi è irrequieto, irascibile, sempre con la testa tra le nuvole. Sono preoccupata e anche mio marito, un entusiasta cronico, ha notato che l’atteggiamento di Pietro è cambiato. Non sappiamo affrontare questo duo disagio ma vorremmo aiutarlo, perché ha bisogno di noi.

Spero nei vostri consigli, grazie

Mariella
Cara Mariella,

la sua è una richiesta di una mamma che non ha mai smesso di accogliere suo figlio e che dinanzi a un disagio, anche velato, si fa giustamente delle domande da mamma che affronta una fase importante ma anche complicata del proprio figlio: l’adolescenza.

Un passaggio non sempre facile perché ogni adolescente, in modo consapevole o inconsapevole, si pone una domanda difficile “Chi sono io”? La ricerca di una risposta a questa domanda può rimettere in gioco il suo mondo affettivo, il rapporto con gli adulti e la sua storia. Da questa prima domanda ne scaturiscono però altre : “Di chi sono figlio?”, “ Da dove vengo?”.

Domande che si pongono tutti gli adolescenti, quale che sia la loro origine, e non riguardano tanto i fatti realmente accaduti, quanto diversi aspetti del rapporto con i genitori: “Sono stato desiderato? Cosa si aspettano da me? Mi accettano per quello che sono e sono disposti ad accettare un nuovo me, diverso da loro?”. E anche “Io, cosa posso accettare o rifiutare di questi genitori e della nostra storia, senza dover rinunciare a quello che vorrei essere e al mio rapporto con loro?”. Domande che sono anco più complesse nelle storie di adozione. In questo caso, infatti, i ragazzi sanno che la loro storia non è iniziata con i genitori adottivi, e, soprattutto che hanno vissuto l’esperienza dell’abbandono. Un aspetto questo che può esser vissuto con particolare sofferenza: infatti un abbandono è avvenuto e l’adolescente si chiede “perché sono stato abbandonato?”.

Aspetti questi che se anche già affrontati in passato, possono riemergere, anche in  modo non consapevole, e influire sulla fase adolescenziale creando maggiori insicurezze e accentuando il contrasto tra desiderio di autonomia e indipendenza e il bisogno di conservare i  propri legami, fra appartenenza alla nuova famiglia e i ricordi del sul passato.

Provi a parlare con suo figlio in maniera aperta e facendo in modo che si senta rassicurato sul fatto che, se questo abbandono è avvenuto in passato, non necessariamente si ripeterà; che non è certo dipeso da lui, che non è lui ad averlo provocato, e che i contrasti, gli scontri con i genitori, i momenti di distacco non ne provocheranno un altro.

Da quel che racconta il vostro è un rapporto positivo, solido e sicuro, costruito nel tempo. Ascolti il suo cuore e parli a Pietro, da mamma a figlio!

Un caro saluto,

Irene Bertuzzi