Adottare in Russia. “Abbiamo fatto cinque viaggi, necessari per rassicurare Nikolaj che tutto si sarebbe concluso bene”

moldovaL’anno scolastico per Nikolaj, 11 anni, originario della regione di Volgograd, è iniziato lo scorso 1 febbraio, in una classe di quinta elementare della provincia di Modena. “Il primo giorno di scuola era molto emozionato ma l’accoglienza calda della classe e dei compagni ha alleggerito ogni tensione. La maestra è stata molto brava a preparare la classe al suo arrivo e quindi tutti i bambini erano ansiosi di conoscere nostro figlio”.

Paola e Roberto raccontano la loro storia di adozione per #iosonoundono: una vicenda che ha avuto alti e bassi, prima di arrivare alla sua felice conclusione, ma che non ha mai spento la motivazione e l’entusiasmo. “Sarei andata anche a piedi a prendere Nikolaj!” dice oggi Paola, certa che insieme al marito avrebbe ripetuto lo stesso percorso che li ha messi alla prova in un paio di occasioni.

Adottare in Federazione Russa richiede di per sé alle famiglie un impegno anche emotivo non indifferente, essendo necessari per la procedura tre viaggi prima di poter tornare a casa con proprio figlio. “Nel nostro caso i viaggi sono stati cinque, praticamente ogni due mesi avevamo la valigia pronta – dicono oggi tra il serio e il faceto Paola e Roberto – : inizialmente eravamo stati abbinati a un’altra regione, successivamente per una questione burocratica di certificati e documenti da rifare, i tempi si sono allungati per arrivare a sentenza. Ma abbiamo preferito fare qualche viaggio in più per poter vedere nostro figlio e rassicurarlo che tutto si sarebbe concluso presto e saremmo tornati a casa tutti insieme”.

La buona dose di ottimismo e la capacità di affrontare a mente fredda le situazioni difficili sono stati fondamentali: “Non nascondiamo che l’impegno emotivo è stato notevole ma evidentemente siamo  una coppia solida! – dice Paola – ma abbiamo avuto anche molta disponibilità da parte dell’istituto che ci ha permesso di parlare con Nikolaj una o anche due volte la settimana”.

Paola e Roberto ricordano anche l’importanza della formazione per le famiglie che vogliono adottare: “Abbiamo frequentato molti corsi anche durante i tempi di attesa e sono stati molto utili, anche per la possibilità di restare in contatto con molte famiglie – dicono – Abbiamo capito che tutto quello che abbiamo passato è servito per incontrare Nikolaj e questo ci basta”.

La famiglia è rientrata dalla Federazione Russa la vigilia dello scorso Natale. “E’ stato bello perché abbiamo trascorso il giorno di Natale solo noi tre – racconta Roberto – : per quest’anno abbiamo declinato ogni invito perché avevamo bisogno di tranquillità. L’albero era pronto ma abbiamo messo le luci insieme a Nikolaj, abbiamo aperto i regali, abbiamo fatto cose semplici”.

Nikolaj è rimasto a casa il mese di gennaio ma mamma e papà avevano già preso contatti con la scuola per aiutarlo a integrarsi con i coetanei.

Resta a scuola solo fino alle 13 così che il pomeriggio possa stare a casa, per giocare con i Lego, la sua passione e stare in famiglia – racconta Paola – Sta già molto migliorando con l’italiano e sta facendo amicizie…l’adattamento si sta rivelando molto veloce. Inoltre Nikolaj ama molto curare le piante, spesso mi chiede di comprarne!  Gioca con una piccola serra dove ha seminato le sue piantine… ha il pollice verde!”.

Paola e Roberto sono entusiasti della loro nuova vita da genitori e si godono l’amore di Nikolaj: “Un bambino affettuoso, con una pazienza infinita verso i bambini piccoli: si fa fare di tutto da loro!”. Del resto la vita stessa ha insegnato a Nikolaj la pazienza, la determinazione, la speranza: “Nostro figlio vive in istituto da quando ha sei anni e prima di incontrarci ne ha cambiati alcuni – concludono mamma e papà – Per il momento non chiediamo molto ma ogni tanto Nikolaj racconta episodi del suo passato”. Una vita precedente che non sarà cancellata ma sulla quale sta già fiorendo il suo futuro di figlio.