L’adozione di 4 fratelli dalla Colombia alla Sardegna: l’amore si moltiplica

Giusy e Marco hanno adottato una fratria di bambini tra i 5 e i 12 anni dalla Colombia. Tra attese, fatiche, resistenze e tanto amore, la storia di un’accoglienza… moltiplicata per 4!

Fino a quel momento, era l’estate di un anno fa, Giusy e Marco avevano trascorso una vita relativamente tranquilla. Da quel giorno di fine agosto, in Colombia, quando videro arrivare i loro quattro figli – avevano dai 5 ai 12 anni – un uragano di affetto, calore e gioia ha innescato la miccia della loro nuova esistenza.
“Eravamo ad attenderli in un piccolo appartamento che avevamo allestito con palloncini e una torta per fare merenda – racconta Giusy. Li abbiamo visti dalla finestra, accompagnati da alcune tate: sono arrivati ciascuno con un sacchetto, al cui interno c’era solo un ricambio di biancheria e un sapone. Indossavano vestiti senz’altro nuovi, ma avevano scarpe che non erano della giusta misura. E a noi sembravano tutti quanti dei bambini molto piccoli per la loro età”.

Un uragano di entusiasmo e novità

Aperta la porta, la banda dei quattro è corsa festante verso papà e mamma, quest’ultima con una gamba ingessata per una frattura di poche settimane prima. “Ci sono saltati addosso, erano eccitatissimi – ricorda Marco – ma si coglieva anche quanto fossero stati preparati bene all’incontro con noi e quindi all’adozione”.
Piano piano, intanto, chi aveva accompagnato i bambini cominciò a indietreggiare e poi a sparire, per lasciare da sola la nuova famiglia.
“I bambini nell’eccitazione del momento chiesero se potevano chiamarci da subito mamma e papà – dice Giusy. Pochi minuti dopo chiesero di potersi lavare con l’acqua calda: una vera scoperta per loro!”.
A questo punto, si è ben compreso, la casa era definitivamente occupata.
“Cominciarono a buttare per terra i vestiti con cui erano arrivati per provare quelli che avevamo portato noi : erano come impazziti, tutti e quattro indossavano tutto e facevano la sfilata davanti a noi”.
Ma non era finita. La ragazzina più grande, evidentemente per la tensione, aveva scoperto di avere il ciclo proprio il giorno prima dell’incontro con mamma e papà, così, “tutti i fratellini, maschio compreso, si erano messi l’assorbente come la sorella”.
Insomma, una giornata infinita.
Dopo cena, quel giorno era così speciale che nessuno voleva dormire. “Loro erano adrenalinici – ride Giusy – ma abbiamo provato a spegnere le luci della loro camera. Passati pochi minuti abbiamo sentito un trambusto e un fruscio: i quattro, ciascuno con le proprie coperte e materassi si presentarono nella nostra stanza. Avevano paura del buio e di stare da soli in una stanza nuova”.
E così solo l’accampamento e la vicinanza a mamma e papà permise a tutti di riposare almeno fino al giorno dopo.

Qualche resistenza prima del volo per l’Italia

Come spesso capita adottando gruppi di fratelli, “I nostri figli si erano presentati a noi come fossero un piccolo nucleo familiare a sé stante – precisa Marco – per quanto i bambini avessero vissuto in diverse famiglie sostitute prima di riunirsi con l’adozione. Sappiamo che erano in contatto tra loro, si vedevano in videochiamata, ogni tanto si incontravano, limitazioni per il Covid permettendo”.
Il gruppo dei quattro faceva parte di una fratria più ampia: i fratellini più piccoli erano stati adottati da famiglie colombiane, degli altri non si avevano notizie precise. Storie e vissuti complessi che Giusy e Marco hanno voluto accogliere in pieno.
Le settimane di affiatamento in Colombia sono state caratterizzate da amore e odio tra i fratelli, messi alla prova da quel cambio così eccezionale nelle loro vite.
“La prima settimana si picchiavano spesso, erano in competizione tra loro per conquistarci, resistevano e nessuno indietreggiava o mollava – spiega il papà. La più grande faceva da mamma, gli altri tre chiedevano sempre a lei autorizzazione per qualsiasi cosa.”
Lentamente l’equilibrio è arrivato ma per molto tempo è stata la sorella più grande il riferimento dei fratelli: “All’inizio la chiamavano mamma – dice Giusy – e lei cercava di tenerseli stretti. La grande era la più diffidente di tutti i fratelli e quindi metteva alla prova noi genitori in mille modi”.
Tanto che al momento di partire per l’Italia ci fu la novità: “Non partiamo, restiamo qui!”. Così dicendo, la ragazzina cominciò a prepararsi la valigia e così anche gli altri.
E a questo punto dell’adozione, i genitori, che grazie alla formazione ricevuta bene conoscono le dinamiche dei gruppi di fratelli, si trasformano in due diplomatici molto speciali: parole, amore, presenza, convincimento e ancora conferme che l’amore della famiglia è sempre quello più grande. Inutile dire: successo su tutta la linea (fatica, immaginiamo noi, tanta!).

Finalmente a casa per cominciare una nuova vita

Arrivati a casa, in Sardegna, nell’ ottobre 2021, la famiglia ha iniziato così la sua nuova vita, con il sostegno della sede Ai.Bi. di Cagliari.
Oggi Giusy e Marco, dopo un anno di vita spericolata che forse mai avrebbero immaginato, raccontano con gioia e divertimento quei giorni prima della Colombia che sembrano così lontani nel tempo: “Qualche giorno prima del volo, avevamo incontrato i bambini tre volte in video chiamata, e ogni volta reagivano in modo diverso: recitavano poesie, ci mostravano disegni oppure inscenavano un balletto. Ripetevano sempre la stessa domanda: quando arrivate? Domani? E quando li abbiamo chiamati il giorno prima di partire ci hanno accolto con un ma siete ancora lì?”
A complicare le cose ci fu anche il trasbordo in aereo e gli spostamenti con Giusy in sedia a rotelle. “Meno male che la referente di Ai.Bi. a Bogotà ci ha aiutato in ogni modo, sotto tutti gli aspetti: non avremmo potuto farcela senza di lei!” ricordano i genitori.
Ora i bambini, che si sono inseriti a scuola e in famiglia, raccontano tutto del loro passato, che stanno rielaborando anche attraverso i disegni: “Mamma, lo vedi che siamo nella tua pancia?”.
A livello pratico, l’organizzazione della famiglia è fondamentale per poter dare attenzione a tutti i figli e rispondere alle loro diverse esigenze. “A nostro vantaggio c’è il fatto che, pur lavorando e avendo ritmi come tutte le famiglie, viviamo in campagna, abbiamo un giardino ampio e possiamo contare anche sull’aiuto della nostra rete familiare – concludono Giusy e Marco: una nonna abita sotto di noi, gli zii abitano nel raggio di poche centinaia di metri. Anche gli amici partecipano in qualche modo a questa adozione che ha coinvolto tutta la famiglia allargata”.