Adozione a Distanza. Perché si tratta di un dono. Non di una donazione

Chi adotta a distanza deve “fare il tifo” per il bambino che ha “accolto nel cuore” e necessita di un’adeguata preparazione

A volte, in una piazza, capita di incrociarli, i dialogatori. Sono quelle persone che, lavorando nel terzo settore, cercano di coinvolgere gli interlocutori nei progetti di #sostegnoadistanza e adozione a distanza. La frase, di solito, è questa: “Le posso parlare della adozione a distanza?“. Cosa significa? Molto più di quanto sembri. L’adozione a distanza, infatti, non è una banale donazione in denaro, una raccolta fondi, ma qualcosa di più profondo, che coinvolge non solo materialmente uno sconosciuto donatore.

Ma è corretto parlare di “donatore” quando si propone una azione mirata alla accoglienza di una persona , anche se lontana? L’adozione a distanza, quando correttamente intesa e interpretata, è un motore potentissimo dello sviluppo umano integrale, della crescita del minore in stato di difficoltà familiare, crescita che si verifica attraverso i progetti di cooperazione internazionale. Non è dunque, una banale donazione, ma un dono. Un dono che consente a chi lo riceve di crescere, di creare valore sociale per se e per la propria comunità, senza invece obbligarlo a restare dipendente dalle donazioni.

Le donazioni pure e semplici, infatti, non generano indipendenza, ma il contrario. Il donatore, il filantropo è qualcuno che, come ha affermato in una lectio magistralis recentemente anche il presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali, il prof. Stefano Zamagni, ha bisogno di una sua riconoscibilità sociale, mentre il sostegno a distanza genera una relazione interpersonale, in cui il primum movens è il rapporto con l’altro.

Per questo Ai.Bi. – Amici dei Bambini crede fortemente nei progetti di #sostegnoadistanza di comunità di minori e di adozione a distanza. Progetti che realizza in diversi Paesi del mondo, a sostegno di quei bambini e di quei ragazzi che meritano di essere messi in condizione di costruirsi un futuro con le proprie mani. E chi può dargli questa garanzia se non chi lo ha accolto nel proprio cuore? Se non chi, sebbene a chilometri di distanza, “faccia il tifo” per il “proprio” bambino?  Per questo l’adozione a distanza, per poter esplicare tutta la sua efficacia, richiede un accompagnamento personalizzato, prolungato e assiduo e pertanto il sostenitore necessiterebbe di una preparazione adeguata .