Così, siamo diventati “mama” e “babba” del piccolo Jian.”

Adozione.“Avevamo scelto il Kenya ma poi la Cina è stata la nostra salvezza”.

Il nostro percorso adottivo è iniziato un po’ in salita, ma poi è stata tutta una bellissima discesa che ci ha portati ad incontrare nostro figlio Jian” – raccontano in un’intervista per la rubrica  #iosonoundono emozionati Emma e Tommaso. Nonostante un periodo di attesa in Kenya il figlio tanto atteso e desiderato aveva gli occhi a mandorla e li aspettava nel punto più orientale dell’antico tragitto della Via della Seta, a Xi’an città della “pace eterna” e dell’esercito di terracotta.

Ad aprile 2015 Cristina (referente di Ai.Bi. per la Cina) ci fece capire che per noi c’era ancora da aspettare. Il 18 maggio firmavamo per l’abbinamento. Tremavamo – racconta Emma con gli occhi di chi pare aver vissuto quel momento solo un istante prima, eppure sono passati più di due anni.

Delle sei coppie che eravamo, è stato subito chiaro che ogni bambino e bambina fosse nella sua famiglia. Jian si è mostrato sin dall’abbinamento per il bambino vivace e fin troppo furbacchione che è. Un bambino forte, come lo aveva descritto la sua tata, un bambino che voleva un babbo e una mamma, che lo coccolassero e lo abbracciassero. E così il giorno dopo il loro primo incontro con Jian, Emma e Tommaso sono diventati “mama” e “babba” .

Sono state settimane intense e difficili, ci ha messo subito a dura prova. Un giorno a Pechino ci siamo guardati in faccia e ci siamo chiesti se avremmo retto il confronto con lui. Rientrati a Siena il 15 agosto 2015, alla vigilia del Palio, ci siamo diretti subito in contrada. Jian ha iniziato a chiamare mama e babba tutti i nostri amici. Così abbiamo deciso di non fare tanta vita mondana, per dargli il tempo di capire il significato di tali parole e lo abbiamo inserito a scuola solo dopo nove mesi, a maggio.”

Jian è un bambino sorridente e intraprendente con sole due paure: addormentarsi e il cinese.”  – ricordano mamma Emma e papà Tommaso– “Non vuole addormentarsi, costringe se stesso a rimanere sveglio, ancora adesso, e crolla solo in macchina o sul divano se uno dei due è accanto a lui. La paura del cinese, poi, l’ha superata solo all’arrivo a scuola di una bambina cinese. Tornati a casa ci ha chiesto se anche lui era nato in Cina, e se da piccolo parlasse cinese. Non voleva più parlare cinese perché aveva paura di dimenticare l’italiano. Gli abbiamo spiegato che è un bambino molto fortunato e che può imparare anche il cinese senza dimenticare l’italiano e così i suoi occhi si sono illuminati.”

Che dire” conclude Emma “a volte noi adulti ci creiamo delle paure che sembrano insormontabili, poi un bambino ti fa capire che tutto si può risolvere”.

Per Jian, Emma è Tommaso è stato così!