minore adottato da un solo genitore è orfano dopo le sofferenze subite

Adozione. “Date ai single la possibilità di adottare”. Che, in realtà, in Italia esiste: ci sono almeno 350 minori abbandonati che nessuno vuole

Intervista di Vanity Fair a Serena Caprio, il medico di 38 anni che ha intrapreso una battaglia perché la legge cambi. Tutto è cominciato quando ha conosciuto, in ospedale, un neonato abbandonato

Eppure, per le centinaia di bambini e adolescenti per i quali nessuno si è detto pronto all’accoglienza la possibilità per un single di divenire genitore ci sarebbe: come sempre, in quest’ambito, la linea che separa l’apertura amorevole e altruistica all’accoglienza di un minore abbandonato e l’obiettivo di soddisfare un desiderio personale ed egoistico resta dietro le righe. Quando, invece, dovrebbe fare la differenza

adozione. minore adottato da un solo genitore è orfano dopo le sofferenze subiteUna battaglia vera e propria per poter ottenere quanto desiderato: è ciò che ha intrapreso – mass media al fianco – Serena Caprio, 38 anni, medico che ha offerto il primo affetto e fornito la prima assistenza ‘materna’ a un bebè nato nell’ospedale in cui opera e abbandonato dalla madre biologica. Un percorso di avvicinamento al ‘nido’ in cui il bimbo era ricoverato che l’ha portata a provare un affetto tale per cui si è decisa ad adottarlo. Con ogni mezzo. Al punto da chiedere di cambiare la legge secondo cui, un minore abbandonato, non può essere adottato (almeno non in prima istanza) da una persona single.

Su Vanity Fair è stata recentemente intervistata proprio sulla sua storia e sul legame con il bimbo, chiamato Marco. Un profluvio di buoni sentimenti (sicuramente sinceri) e di ottime intenzioni, che vengono sapientemente miscelati nell’intervista per indurre il lettore ad aderire a questa volontà di ‘forzare la mano’ alla legge, che vista in questi termini potrebbe sembrare perfino iniqua. Peccato che, nell’obiettivo della norma c’è innanzitutto la volontà di evitare che un minore possa diventare figlio ‘orfano’ di un genitore adottivo ‘di default’ e, nondimeno, che esiste una graduatoria e un criterio generale, oggettivo, con cui è possibile misurarsi per non rischiare di far torto a qualche coppia in attesa che è stata dichiarata idonea all’adozione e si vedrebbe ‘scavalcata’ dal desiderio personale di un singolo. Non solo: per i genitori single realmente interessati ad abbracciare le difficoltà di un minore abbandonato e che hanno scelto l’adozione con lo spirito di chi si pone in modo gratuito e generoso nei riguardi dell’infanzia abbandonata, ci sono già attualmente oltre 350 minori in attesa, che nessuno in Italia è disposto ad abbracciare. Un ottimo modo, per il medico 38enne, per trovare soddisfazione al proprio desiderio adottivo.

Qui sotto l’intervista di Vanity Fair.

Ha provato a chiedere almeno l’affido di Marco?
Incoraggiata da qualche amico, ho chiesto con una lettera, al tribunale dei minori e al servizio sociale, l’affido del piccolo. Allora, però, non facevo parte della graduatoria dei genitori affidatari. Ora lo sono diventata: ho fatto la domanda al tribunale, i colloqui con l’assistente sociale e le visite domiciliari, e lo sono diventata. Comunque, alle mie lettere non ho mai ricevuto alcuna risposta”.

Che cosa aveva scritto?
So bene che il tribunale dei minori ha una graduatoria e su quella si basa per decidere a chi affidare i bambini, ma pensavo che, essendo nato un legame forte con Marco, ci fosse qualche speranza. Il bambino, invece, è poi stato affidato a una coppia. Allora, però, mi sono resa conto che fosse ingiusto non dare ai single la possibilità di adottare”.

Ma possono prendere un bimbo in affido temporaneo.
Sì, ed è una contraddizione. Con il genitore affidatario si instaura un legame affettivo che si deve necessariamente spezzare quando il bimbo viene dichiarato adottabile”.

Per quanto tempo ha potuto fare visita al piccolo?
Per una ventina di giorni. Poi il tribunale quando si avvicinava il momento dell’affido, il tribunale ha chiesto all’ospedale di fare in modo che il piccolo Marco non avesse contatti con nessuno, se non con il personale del nido. Non ho più potuto vederlo: è stato enorme dispiacere. So che si tratta dell’iter burocratico, ma l’ho trovato un po’ discutibile. Io credo che al bimbo faccia bene il contatto umano”.

Non l’ha più visto?
Ho potuto salutarlo e mi sono fatta promettere che il carillon sarebbe andato con lui nella sua nuova casa, come ricordo di un legame che si era instaurato con il personale che lo accudiva. Poi non ho perso tempo e ho fatto domanda per diventare genitore affidatario”.

All’estero la situazione è diversa.
In molti Paesi europei l’adozione dei single è permessa. La legge italiana risale al 1983: la situazione delle famiglie è molto cambiata. Qua la coppia tradizionale è ancora considerata l’unica base di una possibile famiglia. Eppure ci sono casi che dimostrano che non è così, come quello di una bimba con sindrome di Down che è stata rifiutata da 7 coppie: l’unico che ha accettato di prendersene cura è stato proprio un single. Non è la coppia che fa la differenza”.

Ha incontrato solidarietà nella sua battaglia?
Sì, soprattutto da parte di donne. Meno dagli uomini. Anzi, su Facebook sono anche stata offesa. All’inizio ci soffrivo, ma ora vado avanti: il mio obiettivo è portare in Parlamento e all’attenzione dell’opinione pubblica la questione dell’adozione da parte dei single”.

Che cosa ricorda di Marco?
Tutto, ma in particolare il modo in cui abbiamo passato la Pasqua. Io non ero in servizio, ma sono andata a trovarlo lo stesso: non potevo accettare l’idea che non ricevesse l’abbraccio della mamma e dei parenti. So che la mia presenza gli ha fatto bene, e ringrazio il personale che mi ha permesso di accudirlo. È stato in quell’occasione che gli ho regalato il carillon. Spero che lo conservi e che, nella sua vita, ascoltandone il suono, ritrovi il calore degli abbracci che ha ricevuto quando era appena nato”.

 

Fonte: Vanity Fair