Adozione internazionale. Ben arrivato in Italia. In quarantena!

La testimonianza: “In questi tristi giorni, il mio cucciolo riempie la mia esistenza”

Ben arrivato in Italia. Anche con la quarantena! Riceviamo e pubblichiamo questa lettera della lei di una nostra coppia adottiva, il cui figlio ha fatto il suo ingresso nel nostro Paese proprio in concomitanza con l’emergenza sanitaria da Coronavirus.

“Nostro figlio è entrato nella nostra famiglia nel periodo di Natale ed è arrivato con noi a casa agli inizi di febbraio, col freddo della nebbia padana, senza lamentarsi del fatto che il cambiamento èstato notevole, ad uno abituato (e noi per circa 40 giorni!) ad un clima quasi tropicale. Nostro figlio era abituato a vivere all’aperto, nella struttura con grande giardino e giocava praticamente tutto il giorno “fuori”.

Ora invece siamo qui, segregati in casa, in un appartamento che avevamo lasciato come coppia, per ritrovare come famiglia finalmente completata.

La nostra casa che era un “miraggio” quando eravamo nel paese di nostro figlio e non vedevamo l’ora di ritornarci: a riprendere la quotidianità tanto amata, a ritrovare le nostre cose… ora sembra una prigione! Queste quattro mura tanto desiderate nel periodo in cui eravamo all’estero, ci stanno strettissime. La vita “qui dentro” ci pare cupa e pesante e rimpiangiamo la vita spensierata e libera nel Paese di nostro figlio.

Ieri mattina, tra una postazione di smartworking mio sul tavolo della cucina, quella del papà su un tavolino accanto a me e questa situazione pesante, mai provata prima, ero molto giù di morale. Meteo cupo, pesantezza nel cuore, atmosfera grigia…e poi di mattina appare lui, nostro figlio, che si sveglia felice!

Compare sulla soglia della cucina, dove ci trova assorti nel lavoro con gli occhi fissi sui rispettivi monitor, per recuperare il lavoro tralasciato e nuove sfide professionali. E lui sta in piedi sull’uscio, col pigiamino stropicciato e i capelli che il cuscino ha scompigliato per tutta la notte, (a volte con le ciabatte invertite, che lo fanno sembrare ancora più buffo), ci mette a fuoco, con gli occhietti ancora mezzi addormentati e ci sorride, o sbadiglia, o entrambe le cose in una smorfia che….ci fa scoppiare in una fragorosa risata!

Due genitori, due alienati imbruttiti, tutti intenti nei loro affari, si scoprono euforici di gioia, per un’immagine così semplice, così comica e tenera (tanto tanto desiderata negli anni!) e l’umore si alza, i nostri visi si modificano, gli occhi si riempiono di gioia: che bello un figlio che si sveglia e viene ad abbracciarti e baciarti!

Si accoccola tutto, per trovare ancora il calore delle coperte forse, vuole l’abbraccio (il primo di una lunga serie della giornata) e cerca il contatto con mamma e papà, prima di scofanarsi una tazzona di latte e un po’ di biscotti.

Questa immagine di nostro figlio, che si siede su uno sgabello troppo alto, vicino a noi, con una manina che sostiene una testa pesante e dalla chioma scomposta e i piedi che penzolano, mentre parla, ci racconta qualcosa, ride e, senza saperlo, rallegra il nostro mondo: che bellezza!

Penso se questa pandemia fosse scoppiata prima di incontrarlo, se avessimo perso la speranza (nell’incertezza e silenzio dell’iter adottivo) e ci fossimo fermati nell’adozione, penso se avessimo voluto “fermarci a essere noi due per sempre”…come potrei oggi essere così felice per un piagiamino un po’ troppo grande indossato da un figlio, nato oltreoceano e accolto.

Come potrei oggi provare gioia pura nell’osservare questo visetto vispo di una carnagione scura, diversa da me, che mi sembra così famigliare, anche se siamo insieme da pochi mesi.

Cosa mi sarei persa! Parole italospagnoleggianti che ora sono la nostra quotidianità, carezze e baci incondizionati da un esserino che fino a pochi mesi fa non sapevo nemmeno esistesse e che oggi mi chiama “mamma”. E la sera, quanto mi piace, rilassarci sul divano, mentre mi sta addosso in cerca di affetto e si addormenta mentre io gli accarezzo quei capelli corvini e liscissimi, completamente diversi dai miei ricci e biondi!

Se qualcuno mi avesse detto che un bimbo di otto anni avrebbe stravolto così profondamente la mia vita, prima che iniziassi l’iter adottivo, gli avrei dato del pazzo. Ora invece è la mia vita e, in questi tristi giorni, il mio cucciolo riempie la mia esistenza”.

Benvenuto piccolo! Siamo certi che verranno giorni migliori. Per tutti voi.