Adozione Internazionale. Come fa un’autorità estera che non ci conosce a pensare che quel bambino possa diventare nostro figlio?

Cara Ai.Bi.,

ci siamo informati sul funzionamento dell’iter di Adozione Internazionale e ci è sopraggiunta una domanda in merito al processo di abbinamento.

Ma come fa un’autorità centrale estera che non ci conosce, che non sa chi siamo, che necessità abbiamo e cosa possiamo offrire a pensare che quel bambino possa diventare nostro figlio?

Su quale criterio si basa la scelta?

Giovanna e Gianluca

Cari Giovanna e Gianluca,

nella maggior parte dei Paesi gli abbinamenti per Adozione Internazionale possono essere diretti (giungono direttamente dall’Autorità Centrale locale) oppure indiretti (l’Ente autorizzato, sulla base delle disponibilità date, propone alla coppia bambini di più difficile adozione e l’abbinamento viene solo successivamente avvalorato dall’Autorità del Paese).

Nel caso degli abbinamenti diretti, l’Autorità Centrale non vi conosce direttamente, sicuro. Di voi ha le informazioni che voi stessi e l’equipe psico-sociale avete voluto/dovuto fornire inviando il dossier. Per garantire una modalità trasparente e sempre ispirata al principio della salvaguardia dei diritti dei bambini, la Convenzione de L’ Aja propone, negli articoli 15 e 16, alcune indicazioni generali, per gestire in modo coerente questa fase del percorso adottivo, che è sicuramente una delle più delicate.

Anche se la Convenzione de L’Aja non entra nel merito di una definizione precisa di metodo e di procedure, individua dei principi e dei criteri a cui attenersi. In particolare indica che l’abbinamento deve essere realizzato nel momento in cui è possibile fare una valutazione dello stesso grazie alla lettura e analisi del fascicolo della coppia e del fascicolo del bambino che condurrà all’individuazione della coppia più adeguata per quel bambino particolare. Una sorta di incrocio di informazioni.

Nell’esaminare i fascicoli delle coppie in attesa, l’autorità competente del Paese d’origine tiene conto ovviamente anche dell’ordine cronologico con cui i fascicoli sono stati depositati, ma, poiché la funzione essenziale dell’abbinamento è, come abbiamo detto, trovare la famiglia giusta per ciascun bambino, le caratteristiche e i bisogni del bambino (l’età, lo stato di salute, la presenza di fratelli, le sue specifiche esperienze di vita, i suoi specifici desideri … ) possono rendere necessaria la deroga dall’ordine cronologico.

E allora si torna al dossier. E’ fondamentale, a prescindere dalle informazioni oggettive (reddito, anni di matrimonio, etc), offrire all’Autorità un profilo il più vicino possibile alla realtà, a quello che siete. Nel profondo. Dovete cercare di essere sinceri con voi stessi fino in fondo, in modo da dare informazioni che aiutino l’autorità (ma anche l’Ente) a individuare l’abbinamento migliore. Per i bambini, in primis, ma a cascata per voi. I bimbi poi saranno nel vostro salotto, ricordatevelo!

Ho parlato di criteri “oggettivi”, criteri “legali” e di criteri “psicologici/emotivi”. Credo fermamente che ci sia un’altra componente a “guidare” gli abbinamenti, un elemento che non si può chiamare criterio e nemmeno metodo o principio, un fattore che va oltre tutto ciò che è concreto e controllabile: l’alchimia. Qualcosa di trascendente, quasi di magico.

Qualcosa che “fonde insieme”, che “salda”, a dispetto di tutto e grazie a tutto. L’alchimia comincia proprio nel momento della “scelta” dell’abbinamento più giusto da parte dell’Autorità o dell’Ente e si compie totalmente nel momento dell’incontro, quando finalmente l’incrocio più giusto diventa figlio.

Cristina Legnani

Ufficio Adozioni Internazionali Ai.Bi. – Amici dei Bambini