Crisi della Adozione internazionale: la disinformazione regna sovrana

Spesso, quando i media parlano di adozione internazionale danno informazioni imprecise quando non scorrette. Il risultato è rafforzare l’interrogativo se davvero ci possa essere un futuro per l’adozione. Ma l’unica risposta possibile è “sì”! L’adozione può essere rilanciata: basterebbe averne la volontà politica

Non si ferma la discussione interno all’adozione in Italia. Anche La Stampa si inserisce nel dibattito con un lungo articolo pubblicato domenica 9 luglio in cui viene analizzata la situazione delle adozioni in Italia, anche e soprattutto (visto che è sostanzialmente l’unica possibile) per le coppie “tradizionali”.
Un’analisi senza dubbio dettagliata che, però, in alcuni punti, fotografa una situazione non proprio aderente alla realtà.

Mancano accordi bilaterali con i Paesi d’origine

In particolare, il pezzo firmato da Martina Mazzeo cita tra le cause del drastico calo delle adozioni, la presa di posizione di alcuni Paesi, specie africani, che “non vogliono che i propri bambini vengano adottati in un paese percepito come razzista, che discrimina i ragazzi neri”.
Vero che l’Africa è enorme e conta 54 Stati Sovrani, ma sicuramente diversi di questi vorrebbero aprire le adozioni con l’Italia, solo che mancano gli accordi bilaterali. Un esempio per tutti: con la Repubblica Democratica del Congo un accordo bilaterale è pronto da tempo; lo ha preparato l’ambasciatore Luca Attanasio, poi ucciso in un attentato nel 2021. Solo che dal momento della sua morte il documento è fermo nell’ufficio contenziosi della Farnesina, per un problema legato alla privacay.
Ma secondo l’articolo de La Stampa non sarebbe solo la questione razziale a frenare le adozioni, pesano, nella “mancanza di bambini” adottabili, anche il “calo demografico in paesi come la Cina e il Vietnam” e i “conflitti come quello in Ucraina”, piuttosto che i “nazionalismi come nel caso di Stati quali la Polonia e l’Etiopia” o le “complicazioni causate da sistemi amministrativi e giudiziari soggetti a continui scossoni, come in Burkina Faso”.
Anche in questo caso, però, la realtà è che, certamente non in tutti i Paesi allo stesso modo, ma i bambini adottabili ci sono. E sono migliaia.

Il fenomeno delle Neglect List nell’adozione internazionale

Prova ne siano le cosiddette “neglect list”, ovvero quei lunghissimi elenchi di nomi di bambini che vengono dichiarati adottabili quando ormai per loro è difficile trovare una famiglia, dopo anni passati in orfanotrofio. Sono liste di nomi e storie che agli enti autorizzati all’adozione ricevono con regolarità disarmante da molti paesi del Sud America e dell’Europa dell’est, nella speranza che si riesca a individuare qualche famiglia disponibile ad adottare questi minori.
Possiamo fare un esempio recentissimo: il 4 luglio è arrivata la neglect list della Moldova, un Paese che ha solamente poco più di 2 milioni e mezzo di abitanti: ebbene, l’elenco contiene 345 nominativi di bambini, per la maggior parte grandi, tutti dichiarati adottabili, tutti in attesa da anni in un “limbo di abbandono” che nessuno sembra aver voglia di scalfire.
In questo senso, la cooperazione internazionale potrebbe fare molto per ” liberare” questi bambini, schiavi della lentezza burocratica dei loro Paesi, con iniziative progettuali finalizzate a una formazione specifica rivolta agli operatori del sociale e della giustizia dei paesi di origine, al fine di attuare procedure trasparenti e rapide per poter dichiarare lo stato di adottabilità in un tempo congruo che permetta ai minori di poter essere ancora accolti in un famiglia adottiva.
Naturalmente, anche sul versante italiano bisognerebbe agire con urgenza, anche solo facendo rispettare dai tribunali quanto è previsto dalla stessa legge e rendendo perentorio il termine previsto dall’art 29 e dall’art 30 della 183/84 laddove recita che dalla presentazione della dichiarazione di disponibilità della coppia presso il competente Tribunale dei Minorenni all’ottenimento (o il diniego) della idoneità, debbano passare non più di 6 mesi e 15 giorni!
Un inciso, infine, sui costi dell’adozione, altissimi e in gran parte a carico delle coppie: qui, basterebbe la volontà del governo di rendere l’adozione internazionale finalmente gratuita, o quanto meno investire la stessa cifra che lo stato investe per “ottenere un figlio” attraverso le Procreazione Medicalmente Assistita (PMA),i dui tassi di successo, come noto, si attestano intorno al 23,9% per le pazienti con meno di 35 anni e a uno sconsolante 4,5% per quelle con più di 43 anni.
Tutto questo a riprova del fatto che, in realtà, si potrebbe ben rilanciare l’adozione internazionale: basterebbe avere la volontà politica di farlo.