Adozione Internazionale e infanzia in difficoltà. Se la politica è addormentata… mentre il paziente muore

Il corsivo di Luciano Moia su Avvenire ripercorre gli ultimi mesi, caratterizzati da un’inerzia istituzionale non più sostenibile

Il sistema dell’Adozione Internazionale, con la pandemia da Coronavirus, è “in bilico”. E la politica “distratta“. Questo il parere dell’autorevole giornalista Luciano Moia su Avvenire, comparso in un corsivo relativo alle recenti dichiarazioni del ministro della Famiglia, Elena Bonetti, che, in seguito alla conclusione dell’esperienza di “Adozione 3.0”, è tornata a promettere il pacchetto di aiuti da 2,3 milioni di euro varato per contrastare la crisi degli enti autorizzati. Una crisi che, si prevede, vedrà dimezzarsi, nel 2020, il numero delle adozioni portate a termine, rispetto a quelle dell’anno precedente. Un dimezzamento che avviene su numeri già provati da una crisi lunga e sfibrante.

Il problema è che, come spiega Moia in un altro articolo, “per ottenere cifre varianti da 5 a 50mila euro ciascuno, i 47 enti dovranno stipulare una fideiussione, cioè anticipare in parte i soldi che riceveranno. E non tutti se lo possono permettere”. “I problemi dei piccoli – sostiene Moia nel suo corsivo, non sono “problemi piccoli ma questioni enormi, snodi meritevoli di attenzione e impegno totali. Perché gli sforzi (…) per (…) difendere i diritti dell’infanzia parlano di futuro, attenzione al bene comune e coerenza etica. Punti su cui l’impegno della politica in questi ultimi mesi si sta dimostrando inversamente proporzionale agli annunci e alle promesse”.

Adozione Internazionale e infanzia in difficoltà: quei tre punti dolenti…

Tre i punti dolenti sottolineati da Moia, che non riguardano solo l’Adozione Internazionale, ma tutta la protezione dell’infanzia in difficoltà. Il primo riguarda la CAI – Commissione Adozioni Internazionali. “Attenzione al bene comune e coerenza etica – scrive – vorrebbero che, quando si promette di rilanciare l’Adozione Internazionale, come più volte fatto nei mesi scorsi, non si lasci poi la CAI (…) per troppi mesi senza vertici. Oggi, dopo tre mesi di latenza, c’è un vicepresidente nominato, Vincenzo Starita, di cui si sottolineano le competenze tecniche e la ricchezza umana, ma che non ha potuto ancora assumere le sue funzioni. Mentre, per quanto riguarda il direttore generale, si attende da tempo una nomina”. Moia ha inoltre sottolineato la scelta di non prolungare l’incarico di Laura Laera, che con “competenza e professionalità” riconosciute ha condotto la CAI negli ultimi anni e che si sarebbe dimostrata disponibile a continuare anche oltre i sopraggiunti limiti di età e senza compenso.

Altra questione è quella dell‘AGIA – Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, “da mesi ‘in proroga’. In questi anni l’impegno di Filomena Albano è stato costante e proficuo. Ora, però, concluso a giugno il mandato, sarebbe stato necessario un avvicendamento solerte con un esperto di alto profilo. Ci sono questioni urgentissime che attendono da tempo di essere risolte. Tra le altre, quella Banca dati dei minori fuori famiglia su cui Albano si è spesa generosamente(…)”.

“Infine – aggiunge Moia aprendo il terzo punto – si attende da luglio la nomina del presidente e dei componenti della Commissione parlamentare di indagine sulle strutture di accoglienza per minori. Sono trascorsi più di due mesi e ancora la commissione non è decollata”.

Adozione Internazionale e infanzia in difficoltà. Le istituzioni devono svegliarsi

La politica e le istituzioni, insomma, in una situazione in cui l’infanzia è attraversata da ulteriore fragilità, sembra essere assente, distratta, dormiente. Un sonno, quello istituzionale, che non ci si può più permettere. Spesso si è rilevato come, durante l’emergenza sanitaria, i bambini abbiano occupato l’ultimo posto. Eppure, dopo la notte, c’è il giorno. E la speranza per un’alba diversa arriva proprio da loro, i bambini. Che, per la nostra società, rappresentano il futuro.