Adozione Internazionale. “Mio figlio mi chiede di giocare al gioco della mamma in pancia. Come devo comportarmi?” 

“Lo chiamava proprio così! Ci sdraiavamo sul letto, lui si metteva sulla mia pancia e ci coprivamo entrambi con una coperta. Poi, ridendo, si tirava fuori dalla coperta e io lo abbracciavo stretta, dicendogli quanto fossi felice che fosse mio figlio”

È un’esperienza intensa e carica di emozione quella che vivono molte mamme adottive quando i loro bambini propongono il “gioco della mamma di pancia”, un’attività simbolica attraverso cui i bambini adottati riescono a rappresentare e rielaborare una storia che avrebbero voluto vivere “diversamente”.

La storia di Alessandra e Jaime

Alessandra, madre adottiva di Jaime, racconta: “Jaime, a quattro o cinque anni, mi chiedeva spesso di fare ‘il gioco del facciamo finta che nasco dalla tua pancia’. Lo chiamava proprio così! Ci sdraiavamo sul letto, lui si metteva sulla mia pancia e ci coprivamo entrambi con una coperta. Poi, ridendo, si tirava fuori dalla coperta e io lo abbracciavo stretta, dicendogli quanto fossi felice che fosse mio figlio”. Anche su consiglio della psicologa, Alessandra specificava sempre che si trattava di un gioco, rassicurandolo che, pur essendo nato dalla pancia di un’altra donna, lui era comunque il bambino che lei e suo marito avevano fortemente desiderato. Jaime adorava questo gioco, come pure quello del “leoncino abbandonato”: costruiva un recinto con i cuscini del divano, diventava un leoncino solo e lei interpretava una visitatrice dello zoo che, vedendolo triste e abbandonato, decideva di prendersi cura di lui.

Momenti di rielaborazione

Questi giochi non sono solo fantasie infantili, ma rappresentano momenti di profonda connessione e rielaborazione. Le storie create insieme aiutano i bambini a sentirsi visti e accettati, favorendo la costruzione del legame di appartenenza.
Essere consapevoli delle sfide che un bambino adottivo ha vissuto non significa dimenticarne le risorse interiori, come l’abilità di “regredire” temporaneamente a comportamenti tipici di età precedenti, in modo da rimediare a esperienze di cura passate che sono state assenti o insoddisfacenti. La regressione è un meccanismo naturale e positivo, attraverso cui il bambino riesce a “recuperare” tappe fondamentali per lo sviluppo emotivo, vivendo sensazioni di protezione e vicinanza, necessarie per consolidare il legame con i genitori adottivi.

Il gioco del parto

Tra le forme di regressione più comuni c’è proprio il “gioco del parto”: il bambino chiede di “nascere” dalla madre adottiva, inscenando una nascita simbolica che gli offre la possibilità di sentirsi realmente “figlio” di quei genitori. Capire il significato profondo di questo desiderio e accoglierlo rappresenta un’importante opportunità per i genitori di lavorare sulla costruzione del legame familiare, creando sintonia emotiva e una solida appartenenza reciproca.
Questi comportamenti permettono al bambino di sentirsi accolto e accettato in una relazione di cura che lo rassicura e lo fa sentire parte della famiglia, mentre i genitori stessi trovano, grazie a queste esperienze condivise, l’occasione per comprendere meglio le specifiche necessità dei figli e rafforzare il successo dell’adozione.

Marcella Griva, Psicologa e psicoterapeuta di Ai.Bi.

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it.
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