Adozione internazionale: “l’ adozione a pagamento va abolita”. L’intervista ad Antonella Spadafora, responsabile Ai.Bi. Salerno.

Intervistata da “La Città, quotidiano di Salerno e provincia”, Antonella Spadafora, responsabili della sede di Amici dei Bambini a Salerno, risponde brevemente ad alcune domande sull’adozione, non lasciando in disparte i suoi commenti relativi alle politiche statali su questo tipo di genitorialità.

Iter adottivo, percorsi e difficoltà delle coppie: ne parla la responsabile di Amici dei Bambini Salerno, Antonella Spadafora, in un’intervista per il quotidiano “La Città”, decidendo di andare ben al di là delle semplici spiegazioni.

“È sempre un percorso lungo, quello che i genitori si apprestano ad intraprendere – afferma la responsabile – ci sono dei requisiti psico sociali che vanno rispettati, olotre al fatto che è necessario che la coppia abbia alle spalle almeno tre anni di matrimonio. Dopo il colloquio, arriva il conferimento dell’incarico a noi di Ai.Bi., che proponiamo alla coppia un vero e proprio corso di formazione con una scheda informativa sul minore che descrive i dettagli del suo passato”.

Ovviamente, il calo delle domande di adozione ha colpito anche la sede campana dell’associazione e la responsabile ne commenta le possibili motivazioni: “l’adozione ancora oggi viene vista come l’ultima spiaggia, è difficile che arrivino coppie che, pur avendo la possibilità di concepire, sentano il desiderio di adottare un bambino. Basta pensare che l’adozione è l’unica forma di genitorialità a pagamento mentre le altre genitorialità, mediche o di qualsiasi altro tipo, sono coperte dallo Stato. Noi ci battiamo da anni per far sì che anche l’adozione diventi gratuita, ma la politica non fa assolutamente nulla per aiutare chi sceglie questo percorso.”

Le parole della responsabile sono un misto di dispiacere e rassegnazione, con quel po’ di rabbia nei confronti delle istituzioni che sembrano non tenere conto dell’emergenza abbandono minorile nel mondo. La possibilità di tanti minori per tornare ad essere figli passa sicuramente per gli interventi statali, che spesso sembrano aver dimenticato l’ingiustizia della genitorialità a pagamento.

A tutte queste riflessioni, si aggiunge la voce di Marco Carretta, giovane ventiseienne marocchino adottato da una famiglia italiana a soli 22 mesi che, negli spazi della parrocchia di San Giuseppe Lavoratore, ha incontrato, domenica 4 febbraio 2018, le famiglie adottive del gruppo Campania raccontando la sua storia e la sua vita, costruita, giorno dopo giorno, insieme ai suoi genitori adottivi.

Fonte: LaCittàdiSalerno.it