Adozione internazionale in crisi? “Meglio prendersi del tempo per riflettere su alcune questioni … o la relazione sarebbe stata negativa” (2)

Prima tempi biblici, ora le corse! “Facciamo telefonate e mandiamo mail – raccontano Andrea e Amanda– Le nostre comunicazioni scritte e verbali iniziano e finiscono tutte con una frase del tipo: ‘mettetevi una mano sulla coscienza, contribuite per favore, aiutateci!’”

 Secondo puntata dell’inchiesta di Aibinews sulle cause che determinano gravi ritardi nell’espletamento delle procedure adottive in Italia.

Dopo la pubblicazione della prima puntata della nostra inchiesta QUI, in redazione sono giunte molte segnalazioni da parte di coppie, che hanno riscontrato disservizi durante il loro iter adottivo.

Per rispetto dell’anonimato, la redazione ha scelto di non pubblicare i nominativi dei tribunali, né dei servizi sociali di competenza segnalati, pur avendo preso nota di tutti i dati comunicati.

Invitiamo chiunque voglia far sentire la propria voce a scrivere a ufficiostampa@aibi.it la redazione non prenderà in considerazione segnalazioni anonime.

Il tempo nell’iter adottivo: che ironia, se noi coppie non ne fossimo vittime!

Andrea e Amanda (nomi di fantasia) hanno atteso davvero tanto tempo per ottenere l’idoneità. Durante il primo studio di coppia si sono sentiti dire che “era meglio prendersi del tempo per riflettere su alcune questioni …o la relazione sarebbe stata negativa”.

Una frase detta in questa maniera suona, quasi, come un ricatto, ma pare sia proprio stato questo il consiglio ricevuto dai servizi sociali. Quindi, Andrea e Amanda non hanno potuto far altro che accettare, perché altrimenti non era possibile fare.

Dopo mesi di apparente silenzio, ma di approfondimento sulle motivazioni dell’adozione, la coppia è quindi tornata dagli assistenti sociali e dagli psicologi del servizio sociale che, sorpresi dai frutti del tempo impiegato, hanno ripreso la valutazione.

Poi sono seguiti nell’ordine: la pandemia, i tempi lunghi del Tribunale dei Minorenni di competenza, l’improvvisa malattia di una parente stretta e quindi il prendersi cura di un’altra importante priorità.

Alla fine di tutto, Andrea e Amanda riescono a conferire mandato e ad essere destinati ad un Paese, che accoglie “i candidati” con tante carte e pratiche burocratiche da sbrigare.

 Tutto procede con tempi serrati da parte dei due coniugi che vogliono fare presto.

Ma il tempo è padrone di tutto e la coppia si ritrova oggi, in una situazione che mai avrebbe pensato! Disponibili a casi un po’ speciali (in realtà nulla di così eccezionale, se non l’adozione di un figlio non più piccolissimo) è stata fatta loro una proposta di abbinamento.

Accettato immediatamente, perché l’età anagrafica del bimbo non ha fermato la loro voglia di genitorialità, ora il Paese chiede di consegnare altri documenti “con una data di scadenza ravvicinatissima”.  La paura è quella di non riuscire a fare a tempo a consegnare la documentazione nei tempi richiesti.

Ma davvero – sbotta la coppia– non capiscono che non dipende da noi, ma che per ricevere questi documenti dobbiamo andare di qua, di là, avere l’apostille di giù, il tal timbro di su, la firma depositata di un Pinco Pallo burocrate italiano, che non comprenderà certo l’impellenza del Paese straniero, i tempi dell’Ufficio bla bla…”

E la coppia, si trova nel mezzo di questa montagna russa!

Prima tempi biblici, ora le corse! Prima il ticchettio dell’orologio non si sentiva se non con un ritmo lento, tutto pareva bloccato e il flusso dei minuti, ore, giorni, mesi non scorreva mai. Erano sconsolati dalla lentezza delle procedure pre-mandato. Ora la povera coppia con l’acqua alla gola, deve correre sapendo che il Paese chiede i documenti (già tradotti tra l’altro!) entro una data che, in partenza, sanno non riusciranno a rispettare. Ma hanno deciso di provarci comunque!

Ora calcoliamo – raccontano Andrea e Amanda– i giri degli uffici da fare, per incastrare al meglio l’efficienza, nostra e di altri. Facciamo telefonate e mandiamo mail a URP, CUP, uffici di ogni tipo, per spiegare la nostra situazione, per chiedere di accelerare possibilmente ogni passaggio, per ricevere clemenza e comprendere che “è proprio urgente”. Le nostre comunicazioni scritte e verbali iniziano e finiscono tutte con una frase del tipo: “mettetevi una mano sulla coscienza, contribuite per favore, aiutateci!”

Il tempo trascorre per tutti, ma nell’adozione il ritmo è beffardo!