Adozione Internazionale. Griffini (Ai.Bi.): “Dal lockdown oltre 250 coppie hanno partecipato ai nostri corsi di formazione ma per l’idoneità servono i tribunali…”

Intervistato da Marco Guerra per Interris.it, il presidente di Amici dei Bambini sottolinea come alla voglia di accoglienza delle coppie non corrisponda un’adeguata attenzione istituzionale

“Mentre le coppie senza figli, ricorrono a complicate procedure mediche, i bambini abbandonati di tutto il mondo, per i quali queste coppie potrebbero essere una preziosa risorsa, restano in attesa. Il senso di ingiustizia dato da questa situazione è forse ancor più forte se si pensa che, stando a quanto riportano le coppie che per la prima volta incontrano un ente autorizzato pare siano a volte gli stessi servizi o i medici a dire loro di provare prima a fare qualche tentativo con la PMA prima di considerare l’adozione, che, così, diventa tristemente l’ultima spiaggia”. Lo dice, in un’intervista al giornalista Marco Guerra per il magazine Interris.it, il presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffini.

Eppure, nel 2017, “le percentuali di successo delle tecniche di fecondazione assistita senza donazione di gameti, considerando come indicatore la percentuale di gravidanze ottenute su cicli iniziati, si attestavano su un valore medio effettivo di due su 10: il 10,3% per le tecniche di I livello, il 17,6% per le tecniche di II e III livello, il 29,3% per le tecniche da scongelamento di embrioni e il 16,9% per le tecniche da scongelamento di ovociti”. “Per contro – prosegue Griffini – nove su 10, con lo stesso termine di paragone, sono le coppie che, dopo aver conferito l’incarico a un ente autorizzato, riescono a portare a termine l’adozione internazionale di un minore abbandonato. Senza menzionare che, negli iter di adozione, si realizza anche quello che, probabilmente, è il più grande gesto di giustizia che una persona possa compiere al mondo, dare una seconda opportunità a chi ha avuto come unica colpa quella di essere nata nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Forse, in un mondo che corre sempre più veloce, almeno su questi numeri varrebbe la pensa soffermarsi a pensare”.

Così, dai 4.022 minori adottati nel 2011, si è passati ai meno di mille dello scorso anno e “quest’anno non arriveremo a 500 adozioni, questo è spiegabile per via del Covid, ma in questo frangente i Paesi esteri stanno mostrando più buona volontà del nostro governo. Nazioni del sud America e dell’Est europeo, come Ucraina e Haiti, organizzano on line persino il primo incontro tra aspiranti genitori e bambini, evitando così un lungo viaggio in tempi di pandemia”.

L’interesse “a distanza” per l’Adozione Internazionale è confermato anche dai numeri registrati dalla stessa Ai.Bi.: “Dall’inizio del lockdown – spiega Griffini – sono state oltre 250 le coppie che hanno partecipato ai nostri corsi di formazione online“. A fronte dell’interesse delle coppie va segnalata l’inerzia dei tribunali che, però, sono fondamentali per le coppie al fine di ottenere l’agognata idoneità. “Una nostra inchiesta sui 29 tribunali dei minori in Italia – ha infatti spiegato Griffini a Interris.itha portato alla luce molte inefficienze. Solo la metà ha lavorato in smart working e almeno 6 non rispondevano nemmeno al telefono”. Allo stesso tempo la CAI – Commissione Adozioni Internazionali, non si riunisce da oltre nove mesi.