Adozione internazionale. Ma chi sono realmente i bambini “con bisogni speciali”? E perché non vengono adottati?

Carissima Ai.Bi.

Mi chiamo Marilena, io e mio marito vorremmo tanto adottare un bambino. Mi ha molto colpita la news che avete pubblicato nei giorni scorsi dedicata ai bambini della rubrica “Figli in attesa” (QUI) e siamo disponibili a donare amore e il calore di una famiglia ad un minore special needs. Ci hanno detto che ogni Paese ha una sua differenziazione nella definizione di bambino con “bisogni speciali”, ma esiste una definizione univoca?

Grazie Marilena

Cara Marilena, grazie in primo luogo per la domanda che ci permettere di approfondire un argomento importante.

Nel 2009 il Permanent Bureau della conferenza dell’Aja ha pubblicato una “Guida alle buone prassi” dedicando una sezione proprio all’adozione dei bambini “special needs”.

In particolare, sollecitato dall’aumento di bambini con bisogni speciali che hanno necessità di trovare una famiglia, il Bureau ha elaborato delle Linee Guida per facilitare la loro adozione e sono stati invitati gli Stati a non alimentare speranze irrealistiche di bambini “sani e molto piccoli”.

Adozioni “Special needs”: quattro categorie
I minori con bisogni speciali vengono quindi classificati secondo queste quattro categorie:
1.    Minori che soffrono di disturbi del comportamento o di traumi
2.    Minori che hanno una disabilità fisica o mentale
3.    Bambini grandi (di solito sopra i 7 anni di età)
4.    Bambini che fanno parte di un gruppo di fratelli

 Cara Marilena, tutti i Paesi che hanno firmato o ratificato la Convenzione dell’Aja, hanno accolto nella loro legislazione queste indicazioni, ma anche i Paesi non ratificanti aderiscono più o meno allo stesso tipo di classificazione.

La composizione delle liste speciali, dunque, è molto variegata e comprende appunto minori che, in quanto tali, vanno da 0 a 17 anni di età, gruppi di fratelli, talvolta anche numerosi come 6 o 8, che sulla base delle indicazioni sociopsicologiche redatte dai professionisti che li hanno in carico, possono essere eventualmente suddivisi in coppie o triplette da collocare in uno stesso nucleo familiare e possibilmente nello stesso Paese di accoglienza, per preservare il loro legame affettivo.

Per quanto riguarda le categorie delle disabilità e dei disturbi invece, si va da lievi problematiche che possono essere risolte con una o più operazioni chirurgiche, a malattie croniche come le varie forme di epatite, la sieropositività o l’epilessia, a problemi ancora più rilevanti come un’amputazione, un’agenesia o varie tipologie di sindromi; sul fronte disturbi e ritardi si va dall’iperattività, al ritardo psicomotorio o cognitivo, al ritardo mentale di vari livelli e alle patologie psichiche più o meno importanti. Alcune di queste problematiche si possono risolvere nel giro di qualche anno con cure mediche o psicologiche adeguate, alcune possono essere tenute sotto controllo con cure farmacologiche, ci sono invece situazioni di disagio o malattie permanenti che non sono suscettibili di cambiamento attraverso cure specifiche e adeguate: è necessario dunque che le coppie, di fronte alla eventuale decisione di accogliere bambini con bisogni speciali, siano estremamente consapevoli.

Adozioni “Special needs”: azioni di sensibilizzazione

Sempre all’interno del documento citato vengono inoltre promosse alcune azioni di sensibilizzazione per favorire l’adozione di bambini con bisogni speciali, tra queste: l’implementazione di banche dati su tali minori, le campagne di sensibilizzazione, l’attuazione di percorsi specifici nelle fasi di pre e post-adozione per i genitori adottivi, la priorità di questi procedimenti, la corretta e completa trasmissione delle notizie sui minori ed anche l’attivazione di metodologie per cercare attivamente i futuri genitori adottivi; proprio a questa sollecitazione risponde l’avvio del nostro progetto “Figli in attesa” QUI

Anche nei vari Paesi di origine, soprattutto quelli del Sudamerica e in qualche Paese asiatico e dell’Est Europa, sono stati implementati alcuni progetti simili, dalle Autorità centrali in collaborazione con gli Enti e le Autorità straniere, per la ricerca attiva di famiglie disponibili all’adozione di bambini con bisogni speciali ed essi contemplano la diffusione di storie e dati, fatti salvi quelli sensibili e identificativi, sui bambini che stanno aspettando una famiglia, anche attraverso l’utilizzo di foto e video, decisamente importanti per mostrare il bambino nel suo essere appunto un bambino e non il nome di una patologia o un coagulo di esperienze negative e di disturbi correlati.
I casi di bambini special needs sono migliaia in tutti i Paesi e sono i primi destinatari dell’adozione internazionale, sia perché fanno maggiore fatica a trovare accoglienza nei loro Paesi di origine, sia perché sono coloro che hanno maggiormente bisogno di potersi affidare alle cure di persone amorevoli a loro esclusivamente dedicati, come possono essere solamente un papà ed una mamma.

Monica Colombo – ufficio Adozioni Internazionali. Responsabile rubrica “Figli in Attesa”.

 

Per chi fosse interessato ad avere maggiori informazioni sull’adozione dei bambini “special needs”  o sulla rubrica “Figli in attesa” QUI