Adozione internazionale. “Papà, siamo in troppi in questo letto, vai di là”

Peng: Ora che ha sei anni compiuti è perfino diventato mammone– dice Michele –ma vederlo così ripaga la pazienza che mia moglie ha avuto in tutto questo tempo”

Papà, siamo in troppi in questo letto, vai di là”. 

E così il povero papà viene spodestato del suo comodo posto nel lettone. Peng su questo ha le idee chiare: con la mamma i sogni sono d’oro, papà è l’eroe di ogni giorno.

Se penso che i primi tempi mi rifiutava totalmente, non mi voleva vedere nemmeno a colazione! – dice Antonella che con suo marito Michele sono stati seguiti nella loro adozione dalla sede AiBi di Mestre – Nostro figlio in istituto era abituato a figure femminili interscambiabili quindi io come mamma non ero così rilevante”.

E’ una reazione dei bambini che molte mamme conoscono: la fiducia negli adulti è molto bassa se non assente nei bambine che vanno in adozione, proprio perché sono gli adulti di riferimento ad averli rifiutati e abbandonati. Il tempo, la presenza e l’amore incondizionato di due genitori accoglienti è capace di medicare queste ferite profonde. Ma all’inizio dell’avventura adottiva, si sa: i rifiuti possono accadere e  protrarsi per un certo tempo, a seconda della storia singola del bambino.

In Cina ero andata in crisi perché Peng non riconosceva più la figura femminile – aggiunge Antonella che insieme al marito porta la loro testimonianza di famiglia nel corso degli incontri di Ai.Bi. Primi passi – Per fortuna mio marito mi ha aiutato molto, ha fatto da ponte tra me e il bambino che, fatto che mi pareva strano, anche in Cina mi permetteva di fargli la doccia o il bagno. Quello, pur essendo un momento tipico delle tate, mi dava la possibilità di avviare e far crescere la nostra relazione di mamma e figlio”. 

Con il tempo, quando Michele è ritornato a lavorare, Peng e la mamma hanno costruito nel corso di un anno quella relazione speciale che oggi rende felice la famiglia intera. 

Ora che ha sei anni compiuti è perfino diventato mammone – dice Michele –  ma vederlo così ripaga la pazienza che mia moglie ha avuto in tutto questo tempo”. Di grande aiuto è stata anche la presenza dei nonni, per i quali è stato amore a prima vista.

Peng aveva 3 anni e mezzo quando ha incontrato i suoi genitori: per lui erano stati identificati special needs, alcuni dei quali non ci sono più (il soffio al cuore, ad esempio, ndr).

Avevamo ricevuto una diagnosi di epilessia pediatrica ma con un punto di domanda in quanto un esame svolto in Cina rivelava una lesione in zona neutrale – raccontano Antonella e Michele –  Poi però, tornati in Italia, Peng ha avuto un paio di attacchi: è stato impegnativo ma siamo riusciti con i medici a dosare diversamente il suo farmaco e quindi teniamo sotto controllo la situazione”.

Antonella e Michele si preparano a partire, tra qualche tempo, alla volta dell’Honduras, paese dove l’anno scorso sono stati abbinati per accogliere in famiglia un fratellino o una sorellina per Peng. 

L’adozione è iniziata molto bene al nostro ritorno in Italia, nel 2018, e quindi avevamo già l’idea di avviare presto le procedure per la seconda. Vero che, come accade a tutte le famiglie, non sempre è stata una passeggiata: il bambino è stato sempre molto vivace, a volte non facile da gestire. Inoltre all’inizio, la lingua si è presentata spesso come un ostacolo, sembrava quasi che Peng non volesse imparare l’italiano. Dovevamo comunicare in un modo più ‘fisico’, direi. Ma nel complesso questo non ci ha tolto dalla mente e soprattutto dal cuore la volontà di accogliere ancora”.

Serviranno due o tre anni di attesa in totale per avere l’abbinamento con un bambino o una bambina dell’Honduras, tempo considerato ideale da Antonella e Michele per permettere al bambino di inserirsi a scuola il prossimo settembre.

Crediamo sia stata la scelta migliore per lui, quella di andare a scuola a 6 anni e mezzo – concludono i genitori – Peng aveva bisogno di restare il maggior tempo possibile in famiglia”.