Adozione internazionale. Quando accogliere un bimbo speciale non fa paura

La storia di amore e fede di Andrea, Veronica e del piccolo Tong: una famiglia nata grazie ad Ai.Bi.

Le adozioni di bimbi con bisogni speciali? Non fanno paura a tutti. Nonostante, nel 2016, tra le 8.300 domande di adozione presentate in Italia, solo sette fossero aperte anche a minori disabili. Eppure, appunto, c’è chi sceglie di percorrere questa strada, certamente non facile, compiendo un grande atto di fede e amore al tempo stesso.

È il caso, ad esempio, di Andrea e Veronica, una coppia della provincia di Como. Dopo il matrimonio la scoperta della sterilità, che cambia la loro vita. Tanto che la prima domanda di adozione viene respinta. Non erano ancora pronti a elaborare quel dispiacere. Nel 2013 un secondo tentativo. Che va a buon fine: il decreto di idoneità del Tribunale dei Minori arriva nel mese di ottobre.

La coppia decide di tenersi aperte due strade: adozione nazionale e internazionale. Per quest’ultima il mandato è affidato ad Ai.Bi. – Amici dei Bambini, organizzazione attiva dal 1986 e costituita da un movimento di famiglie adottive e affidatarie. Così, mentre il percorso per l’adozione nazionale arriva su un binario morto, dalla Cina arriva l’abbinamento con il piccolo Tong: un bimbo di 18 mesi ipovedente.

“Ai.Bi. – spiegano i coniugi – chiede la disponibilità alle coppie di accettare problematiche sanitarie standard, quelle che da noi sono considerate risolvibili. Altri enti invece consegnano alle coppie una lista di patologie. A noi non è stata presentata alcuna lista, non ci sono state rivolte richieste particolari. Ci hanno prospettato delle possibilità e noi abbiamo detto fin dove ci sentivamo di arrivare. Ci hanno dato tempo per decidere, senza farci pressioni ma ricordandoci che la decisione avrebbe dovuto rappresentare un momento di gioia e non di ansia”.

Un percorso utile è stato quello svolto, con altre coppie, insieme alla psicologa di Ai.Bi. e che ha generato “amicizie che proseguono anche oggi”. Un percorso attraversato tra dubbi e ansie, come è normale che sia. Ansie e dubbi svaniti all’incontro con il piccolo Tong, avvenuto dopo quindici mesi di attesa. “Siamo arrivati di venerdì, la domenica abbiamo conosciuto Tong e la sera stessa, dopo avere espletato alcune pratiche burocratiche, l’abbiamo portato in albergo con noi. Cinque giorni dopo eravamo in Italia”.

Dopo un solo semestre dal suo arrivo in famiglia il bimbo ha iniziato a parlare italiano. Al momento la sua patologia è un problema relativo, che richiede solo alcune attenzioni, come gli occhiali da sole o la crema solare quando esce di casa. “Adesso va all’asilo, forse quando andrà a scuola sorgeranno altri problemi, ma per ora la viviamo molto serenamente – spiegano i genitori, aggiungendo che – con Ai.Bi non ci siamo mai sentiti abbandonati, né prima né dopo”.