Adozione Internazionale. Il dilemma tra salute e affetto di una madre adottiva

“Quanto tempo si deve attendere prima di concentrarsi su aspetti sanitari che richiedono esami invasivi?”. Una madre adottiva racconta la sfida di conciliare i bisogni di affetto e accudimento con quelli di sicurezza e prevenzione per il bambino accolto

Adottare un bambino da un altro paese comporta spesso delle sfide e delle incertezze, anche riguardo alla sua salute.
I genitori adottivi si trovano a chiedersi se sia opportuno o meno fare dei controlli medici specifici, che potrebbero rivelare eventuali problemi o anomalie.
In questa testimonianza, una donna che ha adottato un bambino da pochi mesi racconta di trovarsi di fronte a questo dilemma: aspettare che il bambino si ambienti e si fidi di loro, o affrontare subito le sue paure e le sue ansie?
Come conciliare il bisogno di affetto e accudimento con quello di sicurezza e prevenzione? Quali sono i pro e i contro di fare o non fare gli esami invasivi?

I dubbi di una madre adottiva

“Siamo insieme da diversi mesi e su suggerimento di alcuni conoscenti adottivi, abbiamo ipotizzato di portare nostro figlio a fare delle visite specialistiche, in un centro specializzato per malattie infettive e tropicali. Ovviamente, non siamo preoccupati per chissà quali patologie del sangue, ma pare che sia una prassi fare accertamenti in quell’ospedale per i bambini adottati: per uno studio microbiologico serio su tante “variabili”.
Con mio marito stiamo valutando se sia il momento adatto, se non sia il caso di iniziare questo percorso di alcuni esami, per togliere di mezzo le nostre paure e le ansie sulla sua condizione di salute.
Certo, la documentazione ricevuta all’abbinamento, quella che ci è stata consegnata nel Paese, e la vita finora passata insieme, che ci ha permesso di osservarlo e renderci conto di alcune questioni rassicuranti, non crediamo sia giunto ancora il tempo di affidarci a medici ‘così tanto specialisti’.
Per ora tutti gli esami clinici di base, prospettati dalla nostra pediatra, sono nella norma.
Il bambino è, infatti, sotto controllo per una questione relativa ai reni e per la vista… A quanto pare in questo periodo ha recuperato almeno mezzo grado di vista.
La sua dottoressa ci ha consigliato, per la postura e per alcuni movimenti di coordinazione, di affidarci alla psicomotricità e anche a un ciclo di fisioterapia.
Quindi, per ora ci pareva che già questo fosse un impegno abbastanza impegnativo, per un nuovo arrivato.
Leggo su siti e ricevo consigli di affrontare un check-up ematologico che comprende anche l’esame genetico, per valutare lo stato di salute generale e assicurarci non ci siano anomalie di qualche tipo.
Non so: non sono sicura sia il caso di sottoporlo a punzecchiature e a visite, non invasive, certo, ma comunque, complesse per un bimbo da poco con noi e non abituato a questi trattamenti.
Da parte sua, abbiamo già avuto prova che si fida e comprende che (i pochi prelievi fatti, quelli di base) lo facciamo per lui, ma mi chiedo se sia giusto affrontare visite ed esami profondi, per quando padroneggerà meglio la nuova lingua, per dargli spiegazioni più adeguate alle sue eventuali domande.
Nostro figlio è bisognoso di sicuro di affetto e accudimento, necessita di stimoli e cure.
Gli diamo tutte le attenzioni e l’amore possibile, per superare i piccoli ritardi che non lo qualificano “nella norma” per la sua età anagrafica e cerchiamo di soddisfare ogni suo bisogno.
Ma prima di tutto con la presenza, la vicinanza, il nostro grande trasporto per lui. Le difficoltà sanitarie non sono disturbi così preoccupanti, quindi sto vivendo questi consigli ricevuti con un atteggiamento ambivalente.
Quanto tempo si deve attendere prima di concentrarsi su aspetti sanitari che richiedono esami invasivi?”

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni a su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it