Adozione internazionale. Una conferenza in Sudafrica per il diritto dei bambini. Ma l’Italia è assente…

Griffini (Ai.Bi.): “Vista l’importante attività svolta in passato sul fronte diplomatico per la adozione internazionale dispiace l’assenza dell’Italia”

Dal 2 al 3 aprile scorsi, ben 149 tra rappresentanti governativi ed esperti di stati africani e non come Sud Africa, Botswana, Burundi, Capo Verde, Etiopia, Stati Uniti Stati Uniti d’America, Francia, Ghana, Guinea, Israele, Giappone, Lesotho, Mauritius, Mozambico, Namibia, Nuova Zelanda, Nigeria, Paesi Bassi, Tanzania, Regno Unito, Zambia e Zimbabwe, nonché dell’UNICEF, dell’African Child Policy Forum (ACPF) e dell’Ufficio permanente dell’HCCH – Conferenza dell’Aia di diritto internazionale privato si sono incontrati a Città del Capo (Sud Africa), per una conferenza regionale sulle convenzioni dell’HCCH relative all’infanzia. La conferenza è stata organizzata congiuntamente dalla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università occidentale della Provincia del Capo e dall’Accademia internazionale degli avvocati familiari e, appunto, la stessa HCCH.

Con 83 membri (82 Stati e Unione europea) in rappresentanza di tutti i continenti, la Conferenza dell’Aia di diritto internazionale privato è un’organizzazione intergovernativa globale che mira al “creare ponti tra differenti tradizioni giuridiche”. Così, guidati dai principi stabiliti nella Carta africana sui diritti e il benessere dell’infanzia (1990) e dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia (1989) e che desiderano tutelare i minori attraverso i confini (in particolare bambini vittime di vendita, tratta o rapimento, bambini che sono oggetto di adozioni internazionali illegali o bambini sfollati), i partecipanti hanno sottoscritto all’unanimità le raccomandazioni dell’incontro. Raccomandazioni che prevedono l’impegno ad attuare, da parte di tutti i presenti, le convenzioni della Conferenza dell’Aia di diritto internazionale privato relative ai bambini in Africa, di discutere il loro funzionamento e di invitare gli Stati africani a considerare l’opportunità di diventare parti contraenti delle medesime convenzioni relative a ai bambini.

Tali convenzioni sono, nello specifico:

A) la Convenzione del 25 ottobre 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale bambini (la Convenzione del 1980);

B) la convenzione del 29 maggio 1993 sulla protezione dei minori e la cooperazione per adozione internazionale (la Convenzione del 1993);

C) la Convenzione del 19 ottobre 1996 concernente la competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, applicazione e cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e misure di protezione dei bambini (la convenzione del 1996);

D) la Convenzione del 23 novembre 2007 sul recupero internazionale degli alimenti per i bambini e altri membri della famiglia (la convenzione del 2007) e il Protocollo del 23 novembre 2007 sulla legge applicabile alle obbligazioni alimentari (il Protocollo del 2007)

Insomma, un incontro molto interessante, trattandosi di adozione internazionale. E ancor più trattandosi di Africa. Eppure c’è una nota stonata. Quale? L’assenza dell’Italia che, pure, dell’HCCH fa parte.

“Vista l’attività diplomatica svolta in passato – ha commentato il presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffinidispiace l’assenza dell’Italia, che è il Paese che ha sottoscritto il maggior numero di accordi bilaterali con i Paesi d’origine in tema di adozione internazionale e che quindi avrebbe ben potuto portare un contributo anche in questa assemblea”.