“Con l’adozione ci siamo dati una opportunità nuova, che ha fatto bene a tutta la famiglia”

La storia di una famiglia che, con un figlio biologico già presente in casa, ha deciso di aprirsi all’adozione del “vulcanico” Antoine, da Haiti. “Uno scombussolamento… ma ne vale la pena”!

Antoine, 8 anni a giugno, parla con la ‘c’ aspirata: in neanche due anni si considera a pieno titolo un toscano Doc. Il suo ambientamento in Italia è stato veloce, a dispetto di quanto, invece, mamma, papà e fratello abbiano impiegato prima di incontrarlo.
Il viaggio è stato lungo e non solo perché Antoine viveva in un istituto di Haiti, Repubblica Dominicana: Andrea e sua moglie, prima di iniziare nuovamente il loro iter con Ai.Bi., hanno atteso molti anni prima di concludere la loro adozione, per disavventure legate a un paese e a un ente che poi venne chiuso.
“Il nostro primo figlio era piccolo e fu allora che cominciammo a pensare all’idea di allargare la famiglia con l’adozione – raccontano Andrea e Simonetta: da un lato l’attesa è stata davvero lunga, dall’altro tutti e tre abbiamo vissuto insieme questa bellissima esperienza così che anche Michele ha potuto partecipare all’adozione con grande entusiasmo”.

L’ingresso in casa di un piccolo… vulcano!

E meno male, perché pare che in casa sia entrato un uragano, un vulcano… insomma una piccola forza della natura. In più è arrivato in periodo Covid e appena toccato terra in Italia i genitori sono risultati positivi.
“Diciamo che abbiamo approfittato per stare tutti insieme in casa ….- racconta oggi ridendo il papà – ma non è stato facile con un bambino disorientato e appunto….vulcanico!”.
I primi incontri con Antoine sono avvenuti via Skype, procedura utile per avvicinarlo all’incontro con la famiglia e dare modo alle tate e alle psicologhe dell’istituto di spiegare bene cosa stesse accadendo, evitando nel contempo, alla famiglia, un primo viaggio nel Paese.
“Gli incontri a distanza sono andati bene tanto che un giorno siamo perfino usciti di casa e con la telecamera abbiamo provato a fargli vedere qualcosa di Follonica”, dice Andrea, che tra l’altro è sindaco della città.
Il bambino parlava creolo haitiano e il limite della lingua all’inizio si è sentito: “Ma certo non è stato il problema maggiore – aggiunge Simonetta. Essendo cresciuto sempre in orfanotrofio, non sapeva assolutamente cosa fossero una mamma un papà”.
Arrivati in Italia, Antoine è entrato a scuola in prima elementare visto che sapeva già leggere e scrivere. “Si è inserito bene in classe, fin da subito si è rivelato molto socievole. Ora sta terminando la seconda e ogni giorno va sempre meglio”.
La scuola è stata scelta non per vicinanza ma per capacità di accogliere un bambino come Antoine, che certamente richiede qualche attenzione in più da parte degli insegnanti.

Adozione: l’importanza di condividere anche il passato

“Antoine ha un carattere molto aperto e, come tutti i bambini con una storia alle spalle, racconta alcuni episodi del suo passato, della sua vita con le tate ad Haiti. Questo a noi fa molto piacere perché all’inizio cancellava la sua vita precedente dai suoi racconti, diceva di essere italiano e di essere nato qui – racconta la mamma. Ora piano piano qualcosa viene fuori, a scuola e a casa. Per esempio ha dimostrato di spaventarsi molto per dei fuochi d’artificio: chiudeva tutte le finestre, si nascondeva, così ci ha fatto capire che, seppure così piccolo, ha conosciuto il suono delle esplosioni e degli spari”.
Il passato di questi bambini può in effetti emergere all’improvviso, anche in situazioni di festa o di una gita a Pisa.
“In treno era molto preoccupato – dice il papà: continuava a ripetere “Ma torneremo a casa?”.
Così tutti insieme, genitori e figli, hanno realizzato un libro di foto del passato di Antoine, per come è stato possibile ricostruirlo, dai 3 anni fino all’incontro con i genitori e il fratello: “È il libro della sua storia, vediamo che si rasserena molto guardandolo ogni tanto”.
L’estate, ormai vicina, si presenta per Antoine ricca di giornate al mare e al parco con il fratello Michele e di riposo per mamma e papà.
“Se dovessimo dare consigli alle coppie – concludono i genitori – diremmo che devono fare i conti con una certa predisposizione alla pazienza, perché nell’adozione si è sempre nelle mani di qualcun altro che decide. L’adozione è uno scombussolamento ma ne vale la pena: ci si mette in discussione, e possiamo ben dirlo perché eravamo già genitori di un figlio biologico. Ci siamo dati una opportunità nuova, che ha fatto bene a tutta la famiglia”.

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chiunque stesse considerando di aprirsi all’adozione internazionale o semplicemente desiderasse avere maggiori informazioni su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it