Adozione “aperta” ma anche legittimante per gli orfani di femminicidio: si fa strada una nuova forma di adozione

Di fronte al tragico caso di due bambini orfani di femminicidio, la Cassazione si è rivolta alla Corte Costituzionale per chiarire come l’eventuale adozione possa convivere con il mantenimento di alcuni rapporti familiari precedenti, positivi specie nell’ottica dell’elaborazione del dramma accaduto

La situazione è davvero complessa e delicata, tanto che la stessa Corte di Cassazione si è rivolta alla Consulta (ovvero la Corte Costituzionale) per chiedere di colmare quella che sembrerebbe una lacuna della legge sulle adozioni.
Tutto nasce da un terribile caso reale riportato da Repubblica: due bambini rimasti soli perché la loro mamma è stata uccisa dal papà. All’epoca dei fatti, i due bambini avevano tre anni, il maggiore, e appena pochi mesi il più piccolo. Constatato che la nonna, a cui i piccoli sono molto legati, non era in grado di farsi totalmente carico dei nipoti, il Comune lombardo in cui risiedevano, nominato tutore, gli assistenti sociali e i magistrati hanno provato a percorrere la strada dell’inserimento nella famiglia dello zio del papà, che vive nel Regno Unito.
La soluzione, però, è risultata impraticabile, vista – riporta il quotidiano: “L’incapacità di accogliere gli aspetti depressivi dei bambini e di riferirli al trauma, cercando di porre fine in fretta ai momenti di crisi riportando ad altro le cause”.

Orfani di femminicidio e adozione: la Consulta chiamata a chiarire

A quel punto, la Corte d’Appello di Milano ha optato per un’adozione legittimante. Tuttavia, secondo la legge del 1983, con l’adozione i legami con la famiglia d’origine dei bambini dovrebbero venire interrotti, nonostante, nel caso in questione, i bambini mantengano ancora dei significativi rapporti con la nonna e alcuni parenti paterni. Rapporti di affetto che la Corte ha valutato positivamente anche nell’ottica dell’elaborazione di quanto successo loro. Secondo i giudici, dunque, sarebbe nel prevalente interesse dei minori conservare tali relazioni, cercando una strada per integrare il mantenimento di tali relazioni anche una volta che i bambini dovessero essere inseriti in una nuova famiglia adottiva.
Il problema, però, è che la citata legge del 1983 non permetterebbe questo tipo di dinamica, cosa che però, sostiene la Cassazione, andrebbe contro la Costituzione, perché negherebbe, di fatto, la centralità del maggior interesse del minore.
“Occorre evitare – sono le parole del pg della Cassazione riportate da Repubblica -che il trauma derivato dalla perdita di entrambi i genitori diventi ancora più radicato con la definitiva recisione di legami con importanti figure di riferimento per il loro sviluppo psicologico”.
La parola, a questo punto, passa alla Consulta, con la consapevolezza che trovare una soluzione per casi particolari come gli orfani di femminicidio non voglia dire mettere in discussione l’intero impianto della legge, ma trovare soluzioni che possano realmente, in ogni occasione, agire nel migliore interesse dei minori.