Adozione. Aprire le porte a chi è guarito dal tumore

In Italia, attualmente, non esiste alcun divieto. È però necessario valutare caso per caso, pensando ai diritti dei genitori adottivi e dei minori abbandonati

L’adozione da parte di persone che sono guarite dal tumore è una questione molto delicata. Secondo quanto riportato dal giornale “Avvenire”, Carla Garlatti, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, ne ha discusso al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, a proposito di una proposta di legge dele Cnel per introdurre in Italia l’oblio oncologico.

Si tratta, quindi, di una questione che necessita tutela e che va valutata caso per caso, analizzando i diritti dei potenziali futuri genitori e quelli dei bambini e ragazzi.

Non esiste ad oggi alcun divieto di adottare nei confronti di persone che hanno alle spalle esperienze di malattie tumorali anche se va fatto un accertamento caso per caso, che coinvolge numerosi fattori e che è giustificato dalla responsabilità di scegliere il futuro per un bambino che ha un trascorso di abbandono e sofferenza”, ha spiegato Carla Garlatti, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza. “L’iniziativa del Cnel va infatti a investire, oltre che questioni di natura finanziaria e assicurativa dei consumatori, anche alcuni aspetti della legge 184 del 1983 che fissa le norme sull’adozione dei minorenni. È meglio evitare ogni automatismo, anche perché va considerato che la prognosi recidiva varia a seconda del tipo di tumore e che in questo campo la scienza sta facendo progressi importanti. Quello che bisogna domandarsi è se nel caso concreto le possibilità di riammalarsi sono sovrapponibili a quelle che ha chi non si è mai ammalato: se la risposta è sì non può esserci alcun impedimento”, ha dichiarato Garlatti.

Al primo posto devono esserci sempre le esigenze dei bambini più fragili. Spesso, il problema principale è il pregiudizio nei confronti di chi è guarito dal cancro: occorre, come spiega l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, un cambiamento culturale: sono necessarie campagne di sensibilizzazione e formazione nelle valutazioni in tema di adozione. 

Il pensiero del presidente di Ai.Bi.

Anche il presidente di Amici dei Bambini, Marco Griffini, è d’accordo con quanto affermato da Carla Garlatti. 

“Aver avuto un tumore ed essere guariti non è mai stato, ad accezione di alcuni Paesi, un impedimento per concludere una adozione. Concordo sul rafforzamento delle capacità di accoglienza da parte di chi ha superato una prova così difficile, il che può tradursi in una possibilità di adottare casi di minori particolarmente segnati da sofferenze morali e fisiche. D’altra parte, aver avuto un tumore ed esserne guariti apre ad una visione della vita differente, proiettata su ciò che veramente conta: l’amore di chi ti è vicino. Quale migliore prospettiva per un minore abbandonato?”.

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni a su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it