Adozioni. I servizi “date disponibilità fino ai tre anni”. Ecco come nascono i decreti vincolati

Il bimbo sognato, nella realtà non esiste. Così Marta e Antonio scoprono in un incontro con Ai.Bi. la vera adozione internazionale.

Marta e Antonio sono una giovane coppia che si è avvicinata all’adozione internazionale. Quasi 40 anni lui, 36 lei, entrambi desiderosi di dare una famiglia ad un bambino abbandonato. Un bambino oggi sognato che, a causa di un prevedibile decreto vincolato, potrebbe non diventare mai il bambino reale.

E’ sì, perché Marta e Antonio, nonostante il percorso con i servizi sociali e diversi incontri e colloqui fatti, non conoscono i bambini accolti in adozione internazionale. Non sanno chi sono, da dove provengono, qual è l’età media, quali i vissuti che si portano dietro e quali le condizioni psicofisiche e i segni dell’abbandono e di una vita in istituto.

La coppia riferisce che, fin da subito, i Servizi sociali  gli hanno consigliato di puntare ad un bambino che non abbia più di 3 anni e di dare questa disponibilità in sede di colloquio con il giudice.riporta preoccupata l’operatrice della sede di Ai.Bi.,  riferendosi a una coppia presente al primo incontro informativo sulle adozioni internazionali – “E ha aggiunto: immaginiamo che questa sarà la disponibilità che il giudice riporterà sul nostro decreto.”

Da qui ha inizio il percorso di accompagnamento e preparazione della coppia verso il bambino reale: il figlio tanto sognato e atteso che è già nato e li attende dall’altra parte del mondo.

Riprendo il principio di sussidiarietà, spiegando loro che i bambini più piccoli e che non presentano particolari condizioni di salute, trovano quasi sempre una famiglia adottiva nei loro paesi.” – continua il racconto dell’operatore di Ai.Bi. – “La coppia sembra smarrita, cupa, come se fosse la prima volta che ricevono questo tipo d’informazioni.  Siamo preoccupati – mi dicono – perché stiamo realizzando solo ora, a distanza di un anno e più dall’inizio del nostro percorso adottivo, che nostro figlio non sarà il bambino che abbiamo immaginato finora. Riprendiamo le fila e li invito a ragionare insieme su “aspettative, sogno e realtà ” delle adozioni internazionali. Leggiamo e commentiamo insieme i dati sull’età dei bambini adottati in Italia nel 2016 e 2017 , riprendendo i rapporti statici recentemente pubblicati dalla CAI, poi un affondo sui Paesi, le fratrie, i bambini con bisogni particolari

Leggo sgomento sui volti della coppia misto ad una consapevolezza che pian piano affiora e si fa più forte” – continua l’operatrice.

E così Marta e Antonio, dicono di sentirsi “quasi offesi” per essere stati allontanati e non accompagnati all’incontro con il loro futuro figlio che già esiste in un Paese lontano e non solo nei loro sogni.

Perché nessuno ci ha informati? Perché quando parlavamo di bambini piccoli nessuno ci ha detto che non è questa la realtà, nessuno ci ha avvicinati alla conoscenza del figlio che ci aspetta? Si chiedono.

Una realtà, triste ma vera, quella di Marta e Antonio con cui gli enti autorizzati si confrontano spesso negli incontri informativi sull’adozione e che mette in luce il gap esistente nell’attuale percorso formativo delle aspiranti coppie adottive e la strada che poi porta alla prassi, ormai diffusa, dei decreti vincolati.

Una prima risposta a questo gap formativo, arriva dalla nuova offerta formativa promossa da Ai.Bi. a partire da gennaio 2019, con un primo corso “di avvicinamento” all’adozione internazionale di oggi – “L’incontro con mio figlio” – e un weekend intensivo per le coppie che invece hanno già depositato la domanda per l’idoneità o l’hanno già avuta.