Adozioni internazionali: “Aprire a tutte le coppie? E poi chissà quanti fallimenti avremo!”

Diego scrive:

Accidenti! Vedo che molti sono confusi! Sono genitore adottivo e sono seriamente preoccupato che questa iniziativa possa avere successo.
Sarebbe un gravissimo danno per i bambini. Ricordatevi che l’adozione serve a DARE DEI GENITORI A UN BAMBINO e non viceversa.
Perché non parliamo anche del numero di “restituzioni” di bambini al tribunale dei minori da parte di coppie che “pensavano” di poter essere buoni genitori?
Immaginatevi un bambino che ha già subito un abbandono (il più grande trauma che possa subire) che ne subisce un altro, che fiducia potrà mai avere nei confronti degli adulti in futuro?
Perché non parliamo del fatto che le adozioni che si riescono a concludere in Italia sono già oggi INFERIORI alle disponibilità delle coppie con regolare decreto di idoneità?
Posso essere d’accordo sul tema dei costi, ma se le lungaggini burocratiche sono sufficienti a scoraggiare degli “aspiranti” genitori adottivi, evidentemente la motivazione non era poi così forte.

Caro Diego,

proprio in quanto l’adozione serve a dare dei genitori ad un bambino abbiamo lanciato questa campagna. Bisogna partire da questa consapevolezza: i bambini adottabili al mondo sono tantissimi e gli Enti come Ai.Bi. ricevono costantemente segnalazioni da parte dei Paesi stranieri con richiesta di coppie adottive che, purtroppo, non sono in numero sufficiente e che, soprattutto, non ci saranno domani. La nostra proposta nasce infatti dalla presa d’atto che i decreti di idoneità sono diminuiti del 49% in soli 5 anni. Se l’iter adottivo rimane com’è oggi non ci sarà un futuro in famiglia per migliaia e migliaia di minori.

Proprio perché ci mettiamo nell’ottica del minore crediamo che, oltre ai costi, anche le lungaggini e l’imprevedibilità dell’iter adottivo siano disastrosi, soprattutto perché allungano il tempo di vita dei minori fuori dalle famiglie pronte ad accoglierli.

Quanto ai contenuti della proposta di legge, il punto è che le coppie possono e devono essere accompagnate e formate molto meglio di come viene fatto oggi: non è l’atteggiamento selettivo e valutativo in uso presso molti tribunali e servizi locali a prepararle in modo adeguato, bensì è un percorso realizzato da chi conosce bene la realtà dell’adozione all’estero e condotto secondo criteri uniformati e prestabiliti.

E chi conosce bene la realtà dell’adozione sa che la discussione sul numero delle “restituzioni” è uno spauracchio che alcuni Tribunali hanno montato, perché le adozioni che falliscono sono l’1% di quelle concluse.

Caro Diego, Le faccio una domanda: se Lei scoprisse di avere una malattia e Le dicessero che esiste l’1% di probabilità che la cura disponibile non funzionasse, questo rischio sarebbe forse un motivo sufficiente per non sottoporsi alle cure?

L’adozione internazionale è l’unica cura possibile per i minori adottabili “malati” di abbandono e che non trovano una famiglia nel loro Paese, e per questo chiedo: perché il cosiddetto fallimento adottivo deve essere considerato un fallimento delle coppie anziché delle istituzioni deputate ad accompagnare le famiglie e tenute a prevenire gli abbandoni?

Alla luce di questi fatti, la modifica della legge per migliorare l’iter adottivo è quanto mai urgente.

Avv. Enrica Dato, Ufficio Diritti dei Minori di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini