Adozioni Internazionali: perché i bambini italiani non possono essere adottati all’estero?

Recentemente sono state presentate tre interrogazioni parlamentari, due alla Camera e una al Senato, sul tema delle adozioni internazionali di bambini italiani. A presentarle sono stati i deputati Aldo Di Biagio e Augusto Di Stanislao e la senatrice Giuliana Carlino.

Anche se l’Italia ha bassa natalità ed è fra i primi paesi nell’accoglienza dei minori stranieri, esiste un problema poco conosciuto: ci sono bambini che, pur se dichiarati adottabili dai tribunali, non riescono a trovare una famiglia italiana. L’ultima ricognizione parziale, limitata ad alcuni Tribunali dei Minori, effettuata dal Ministero della Giustizia nel 2008 ha stimato il loro numero in 191. Questi bambini appartengono spesso alla categoria di quelli con “bisogni speciali”: bimbi con problemi di salute o con fratelli. La mancanza di una banca dati nazionale di questi bambini rende purtroppo impossibile avere un quadro aggiornato dei minori adottabili.

La legge italiana prevede una procedura per l’adozione dei minori che non è stata mai attuata. I parlamentari chiedono di sapere proprio il motivo per cui non sia stata mai messa in atto. Questa procedura è conforme alla convenzione dell’Aja del 1993 che prevede l’adozione come soluzione alternativa rispetto al reinserimento in famiglia visto che l’interesse superiore è sempre la tutela della stabilità del minore.  La legge italiana sulle adozioni è basata sul principio di sussidiarietà, ovvero sull’idea che l’adozione internazionale sia l’extrema ratio nella tutela del minore fuori famiglia, preferendo soluzioni che prevedano la sua permanenza nel Paese d’origine. Quindi, solo se in patria non ci sono coppie disponibili all’adozione, si possono attivare le procedure per far sì che il minore venga adottato da una coppia straniera.