Anche l’Affido ha la sua risposta per le “emergenze”: le famiglie di pronta accoglienza

Quando si verificano casi di bambini molto piccoli che hanno bisogno di essere accolti e accuditi da una famiglia in tempi brevissimi, vengono attivare le famiglie affidatarie di “pronta accoglienza”, preparate a sconvolgere i ritmi della loro vita nel giro di 24 ore. Per un bene più grande

Quando c’è un’emergenza di salute, lo sanno tutti, si chiama il 118. Allo stesso modo, anche se senza dubbio meno importante, tutti sanno che se si guasta il frigorifero, da qualche parte il produttore avrà scritto il numero di “pronto intervento” da chiamare.
E quando succede che un bambino piccolo, magari nato da pochi giorni, si ritrova nella condizione di non poter stare con la sua famiglia d’origine? Anche questa è un’emergenza. E ben più impellente e grave di un frigorifero che non funziona. Perché i bambini piccolissimi hanno la necessità assoluta di ricevere cure e attenzioni che solo una famiglia può garantire. Hanno bisogno di figure di riferimento stabili; di calore e di coccole per tutto il tempo necessario affinché si possa trovare una famiglia che sia per sempre. La sua di origine, o una famiglia adottiva.

Le famiglie affidatarie di “pronta accoglienza”

Il tempo di questa accoglienza può essere di alcune settimane o di qualche mese, dipende da come vanno le cose. Ma ciò che non cambia è che, da qualche parte, quel bambino deve stare. E sicuramente non può farlo in ospedale, ma fra le braccia di una mamma e un papà.
Quando si verifica una “emergenza” di questo tipo, tra i numeri che vengono chiamati c’è quello di Ai.Bi., a cui viene chiesto di attivare una delle famiglie di affido di “pronta accoglienza”.
Si tratta di famiglie che si sono rese disponibili per questi progetti di emergenza, sapendo di poter essere chiamati e, a quel punto, essere pronti a stravolgere i ritmi della loro vita nell’arco di 24 ore al massimo. Sono famiglie che hanno ben presenti le necessità di un bambino piccolo, i suoi ritmi e il bisogno fisico di vicinanza. Inoltre, vista la velocità di attivazione dei progetti e la portata della necessità di cura dei minori, spesso si tratta di famiglie in cui uno dei due genitori è già dedicato alla cura dei figli e non ha un lavoro fuori casa.
Sono famiglie che, dopo un percorso di formazione, scelgono di offrire la loro disponibilità per essere un “ponte” nel momento in cui ci sia un bambino piccolo che ne ha bisogno. Perché le famiglie di pronta accoglienza svolgono in modo ancor più evidente che in altri progetto di affido anche questa funzione importante: di accogliere, da un lato, e di “far transitare” i bambini più piccoli verso un nuovo futuro, dall’altro.
Chiunque ne volesse sapere di più, anche per valutare una propria disponibilità a diventare famiglia accogliente, può trovare tutte le informazioni alla pagina dedicata dal sito di Ai.Bi.