Affido. Il delicato momento dell‘abbinamento: “E se dovessimo rifiutarlo?”

Non è mai facile dire di no a un abbinamento: proprio perché stiamo parlando di un bambino, l’accettazione di una proposta non può essere fatta solo su una base emotiva

L’affido familiare è un “mondo” molto poco conosciuto dai più; ma anche chi dell’affido si interessa e lo “vive”, tante volte non conosce tutte le sfaccettature che questa splendida (e difficile) forma di accoglienza comprende in sé.
Ce ne siamo resi conto una volta di più durante uno dei periodici incontri formativi che Ai.Bi. organizza per le coppie (ma anche le famiglie con figli e i single) affidatarie: qui, due genitori, attualmente impegnati in un affido, hanno raccontato di aver rifiutato una precedente proposta di abbinamento. La storia ha suscitato molto interesse nei presenti, che hanno chiesto come si faccia a rifiutare un abbinamento.

Rifiutare una proposta di affido è un gesto di consapevolezza e… coraggio

Prima di rispondere, bisogna sapere che quando l’equipe psicosociale che ha conosciuto la famiglia nel tempo (e magari l’ha anche formata) arriva a proporre un abbinamento di un caso di affido, significa che sono già state stabilite delle disponibilità di base a seconda dei limiti e delle risorse della famiglia stessa, e che, sula scorta delle informazioni e delle riflessioni condivise nel periodo di conoscenza, si è arrivati a immaginare che un progetto di affido di “quel” bambino, accolto in “quel” contesto, possa funzionare.
Se la proposta di abbinamento è un caso “allineato alla disponibilità” – ovvero in linea con la tipologia di affido definito per tempistiche, caratteristiche o età del minore – ma, al momento della proposta, si capisce che nella famiglia prevalgono altre emozioni o riflessioni, è necessario fermarsi e ascoltarle.
Se la famiglia sente di non essere pronta e che “qualcosa non va”, al di là di quello che può essere il legittimo timore iniziale che sempre caratterizza questa meravigliosa, ma impegnativa, avventura, allora bisogna necessariamente aprire una riflessione.

Non è mai facile dire di no a un abbinamento, perché ogni volta che il caso di un bambino viene presentato l’ingaggio emotivo è elevato: è normale chiedersi “cosa potrà accadere a questo bambino se non lo prendo/prendiamo io/noi?”. Ma, proprio perché stiamo parlando di un bambino, l’accettazione di una proposta non può essere fatta solo su una base emotiva. Se il caso proposto è allineato alla disponibilità data dalla famgilia, ma quest’ultima manifesta dei dubbi sulla propria capacità di intraprendere, e soprattutto portare avanti, il progetto, allora è giusto fermarsi, riflettere e, piuttosto, rifiutare la proposta. Anche perché questo fatto, senza dubbio, permetterà di aprire nuove riflessioni nella famiglie e sarà l’occasione per portare avanti ulteriori approfondimenti con l’equipe, ridefinendo (o ritirando) la propria disponibilità affidataria.
La trasparenza è senza dubbio la scelta più coraggiosa ed è quella vincente!

Chiunque volesse approfondire la conoscenza dell’affido familiare e riflettere sulla propria disponibilità a intraprendere questo percorso, può partecipare agli incontri organizzati di Ai.Bi.
Tutte le informazioni si trovano alla pagina dedicata del sito internet dell’Associazione