A proposito di “Aiutiamoli a casa loro”, dobbiamo arrenderci all’idea che in molti Paesi africani non ci può essere costruzione e futuro ma solo fuga?

Cara Ai.Bi.

In questi giorni sento spesso l’invito ad “Aiutiamoli a casa loro” e il “richiamo” ad aiutare l’Africa e mi chiedo dove fosse finito questo continente in questi anni. E’ stata la riprova che a volte si perde di vista quello che a mio avviso resta un punto cruciale da sviscerare: come possiamo aiutare i popoli e soprattutto i bambini che soffrono a trovare la pace e un futuro nella loro terra perché non siano costretti alla fuga? Dobbiamo arrenderci all’idea che in molti paesi africani non ci può essere costruzione e che i più giovani per salvarsi debbano fuggire lontani dalle loro famiglie e comunità? Io preferisco poter pensare che ogni individuo debba poter scegliere se costruire la propria vita e quella dei propri figli sule radici di casa, della propria terra, oppure andare altrove volontariamente e non costretti. Non vorrei più dover vedere immagini di bambini che fuggono soli su gommoni stracarichi.

Forse il mio è uno sguardo illuso di chi da giovane – e non parlo di secoli fa – ha avuto il piacere di conoscere questa terra grazie ai campi di volontariato organizzati dal mio oratorio. Già allora ne apprezzavo le potenzialità e le possibilità oltre che le contraddizioni e il bisogno estremo. Vi seguo da tempo e volevo condividere con voi questi miei pensieri, forse fuori tempo … Perdonatemi. 

Con stima Sara B.

 

Cara Sara,

le sue parole dovrebbero imporre un momento di riflessione comune, in particolare per coloro che, come noi,  si occupano d’infanzia, dì per sé il futuro.

La storia dell’Africa è fatta di pagine e pagine di contraddizioni, disuguaglianze sociali inflitte da più parti e interessi di diverse latitudini e longitudini, segni di un passato – che in parte continua – inclemente di dominazione e sfruttamento che hanno generato guerre intestine e, troppo, spesso silenziose. Dinamiche difficili da mettere a fuoco chiaramente perché sono tante le cause che hanno condannato buona parte di questa terra alla povertà. L’Africa, come ricorda lei, è un continente con un potenziale enorme, schiacciato da guerre, carestie e malattie, le principali cause dell’abbandono minorile; un fenomeno che oggi conta più di 100 milioni di minori orfani e un numero incalcolabile di minori abbandonati. Ciò vuol dire che più del 70% dei minori orfani nel mondo – secondo stime recenti sono 140 milioni – sono bambini africani.

In Ghana, Kenya, Congo e Marocco, Paesi in cui Ai.Bi. è presente da tempo, non si contano i bambini, bambine e adolescenti che rischiano la vita ogni giorno, perché vivono situazioni familiari di grave privazione e marginalità o perché lasciati alle cure degli istituti. Centri che quasi sempre non contano con risorse per poter garantire ai minori accolti una crescita adeguata e programmi di supporto e reinserimento familiare.

Quando si parla dei bambini in Africa e del loro benessere si fa, a nostro avviso, una grande e terribile omissione: la famiglia. Come se in Africa a dispetto di qualsiasi altro continente per crescere un bambino si possa fare a meno della famiglia.

Vivere in famiglia è un diritto inalienabile e dovrebbe esserlo anche per i bambini africani non solo per i nostri figli. La chiusura delle adozioni internazionali nella maggior parte dei Paesi africani e il mancato sviluppo dell’accoglienza nazionale, segnano tragicamente il destino di milioni di minori orfani o abbandonati che rischiano di non essere mai figli. Attraverso un aiuto continuativo, quale l’adozione a distanza, possiamo  però garantire un sostegno concreto a un bambino accolto in istituto – perché orfano o abbandonato-  o che vive in condizioni di grave difficoltà familiare, garantendogli un’alimentazione adeguata alla sua crescita, condizioni igienico sanitarie accettabili e la possibilità di andare a scuola; al contempo è possibile realizzare percorsi di reinserimento in famiglia, aiutando i genitori a generare fonti di reddito sostenibili, e programmi di formazione professionale e inserimento sociale per gli adolescenti soli in uscita dagli istituti, affinché possano intraprendere una vita autonoma.

L’Adozione a Distanza è un strumento di sostegno continuativo alla portata di tutti coloro che credono nella solidarietà per un aiuto non solo immediato ma al contempo di costruzione – come dice lei – di un futuro possibile perché famiglie disperate con bambini e adolescenti soli poco più che bambini non siano costrette a dover intraprendere viaggi della speranza.  In Italia, i dati restituiscono una realtà sconfortante: negli ultimi sei anni il numero dei minori stranieri non accompagnati è aumentato del 600%. In tutto sono arrivati, per lo più sui barconi, 62.672 minori da soli. Nel 2011 erano 4209 che nel 2016 sono diventati 25.846. Per l’81% sono adolescenti, tra i 16 e i 18 anni, ma moltissimi sono anche i bambini, il cui numero è in aumento e i Paesi di provenienza sono principalmente Paesi africani.

Cara Sara, non possiamo più ignorare che da anni, ogni giorno, tutti i giorni, nella tratta del mediterraneo che separa l’Africa dalle coste siciliane perde la vita un bambino e che l’accoglienza giusta e responsabile deve necessariamente essere supportata da programmi e politiche coerenti, sostenibili, lungimiranti ed efficaci di cooperazione e sviluppo in loco, perché la vita “a casa”, nella propria terra e vicini a propri cari, sia possibile. Interventi che partano da analisi che tengano conto – quando si parla di bambini – di un indicatore di benessere, protezione e tutela, che non ha eguali: la famiglia.

La nostra campagna “Adozione a Distanza per il Futuro dei Bambini in Africanasce proprio in supporto all’emergenza  “Bambini in alto mare” perché solo progettando e aiutando a costruire un futuro possibile “a casa” potremmo evitare che altri piccoli innocenti  perdano la vita in mare.

Perché l’adozione a distanza funzioni, c’è bisogno, però, di gente che ci creda … si unisca a noi! Oggi è il giorno giusto per iniziare a costruire il futuro di un bambino africano attivando un’adozione a distanza.

Attivi la sua adozione a distanza chiamando lo 02 988221 o scrivendo a sad@aibi.it o direttamente sul sito www.aibi.it/africa.

Grazie per quanto potrà fare.