Allarme Istat: nel 2022 solo 385 mila nuovi nati

Non si ferma il calo demografico in Italia. Secondo le previsioni dell’Istat, nell’arco di 30 anni ci saranno 5 milioni di abitanti in meno. In prospettiva, nel 2070 il PIL calerà di 560 milioni

Sembra non esserci mai fine al calo demografico che sta colpendo l’Italia. Non si è fatto quasi in tempo a registrare il nuovo record negativo di nascite, per la prima volta sotto quota 400 mila in un anno, che il presidente dell’Istat Carlo Blangiardo ha lanciato dal palco del Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione una previsione ancora peggiore per il 2022, per il quale i dati stimano un nuovo record negativo a quota 385mila nascite.

In 10 anni la polo azione italiana calerà di oltre un milione

Nei primi cinque mesi dell’anno, infatti, i nuovi nati sono calati del 14,5% rispetto al già negativo 2021, chiusosi, ricordiamo, con 399mila nascite.
Un problema che non è solo di natura demografica, ma che è destinato a influire in maniera determinante sul PIL e sull’economia della nazione. Nel giro di 10 anni la popolazione calerà di un altro milione e 200 mila unità, che saliranno a 5 milioni nell’arco di 30 anni.
Questo calo, trasportato sul piano dell’economia, ha sottolineato Blangiardo – come riporta il Sole 24 ore – significa “Un calo di produttori, un calo di consumatori, un calo di prodotto lordo”.
Oggi i lavoratori tra i 20 e i 66 anni sono 36 milioni, tra 10 anni saranno 2 milioni in meno e tra 30 anni 8 milioni in meno. Proiettando questa discesa sul PIL, più a lungo termine, il Presidente dell’Istat afferma che nel 2070 si arriverà a registrare un calo del 30% rispetto agli attuali 1.800 miliardi di PIL. Ovvero, 560 miliardi in meno!

I possibili rimedi al calo demografico

Detto delle prospettive, Blangiardo ha provato a indicare anche delle possibili strade per invertire il trend: innanzitutto l’aumento delle nascite, grazie a politiche mirate per la natalità, con l’obiettivo di arrivare nell’arco di 10 – 15 anni a un tasso di fecondità di due figli per donna.
Una seconda strada guarda alla mobilità demografica, cercando di frenare la “fuga” dei giovani che vanno verso l’estero e ragionando sull’immigrazione, anche se bisogna ricordare – riporta sempre il Sole 24 Ore che “le previsioni sul calo dei residenti a 12 milioni di persone nei prossimi 50 anni si basano su 130 mila immigrati netti all’anno. Vuol dire che non si può pensare di compensare quel numero con gli immigrati perché dovremmo aggiungerne altri 240mila all’anno e questa base non sarebbe facilmente integrabile. Quindi un’immigrazione importante ma ben regolamentata è un elemento da considerare”
Ultima strada indicata è quella della “silver economy“, ovvero la “capacità di gestire e, anzi, trasformare in un’opportunità le necessità economiche che gravitano attorno all’aumento velocissimo della popolazione anziana”. In sostanza, l’Italia, “grazie” all’invecchiamento della sua popolazione, ha sviluppato un’economia per la terza età che potrà in futuro essere “esportata” sottoforma di servizi e prodotti a quei Paesi oggi più giovani ma che inevitabilmente sono destinati ad andare incontro all’invecchiamento.

Aumentano i single

Un ultimo aspetto interessante da rilevare partendo dal rapporto di Blangiardo riguarda le famiglie. Queste, contrariamente a quanto accade per i residenti, sono destinate a crescere. Secondo l’Istat: dai 25,74 milioni del 2020 si arriverà a 26,63 milioni nel 2040. Ma la notizia è positiva solo in apparenza, in quanto l’aumento è dovuto alla frammentazione dei nuclei familiari, alla crescita delle separazioni e agli anziani destinati a rimanere solo. Se si restringe il campo alle famiglia composte da coppie, con e senza figli, i numeri tornano a scendere: da 16,57 milioni a 15,58 nel 2040.